Chi mi legge da tempo si sarà accorto, almeno lo spero, che cerco di sottolineare in particolare i personaggi femminili che hanno contribuito alla storia d’Israele. Probabilmente nomi come Hanna Maizel, Michal Arbel e Zohara Leviatov non vi dicono niente, ma sono tutti personaggi estremamente interessanti ed affascinanti. Oggi è il turno di Esther Arditi, bulgara di origine ma livornese di adozione. La prima donna ad entrare nella città vecchia di Gerusalemme durante la guerra dei sei giorni.
Arrivata a Livorno in tenera età dalla Bulgaria durante la seconda guerra mondiale, Esther si trasferì definitivamente in Israele nel 1951, all’età di 16 anni . Arruolatasi in Aviazione prestò servizio come infermiera militare, una settimana soltanto dopo aver terminato il corso si trovò impegnata nel salvataggio di due piloti rimasti intrappolati nel loro velivolo dopo un atterraggio di fortuna.
Nonostante l’aereo in fiamme fosse prossimo all’esplosione Esther riuscì a salvare, da sola, i due membri dell’equipaggio trasgredendo i tassativi ordini di non avvicinarsi al velivolo. Per questo atto di coraggio la giovanissima recluta ricevette una delle più alte onoreficenze militari israeliane. La stessa Esther raccontò che quando ricevette la medaglia da Moshe Dayan, allora Capo di Stato Maggiore, quest’ultimo vedendo una ragazza così giovane e minuta esclamo “Ma è tutta qua?”, aspettandosi, dopo aver sentito i retrosena del salvataggio, evidentemente una donna con una corporatura molto più grossa.
Una volta dismessa l’uniforme Arditi continuò la professione di infermiera anche nella vita civile, nel 1967, allo scoppio della guerra dei sei giorni Esther si volontarizzò e affiancò l’unità dei paracadutisti durante le battaglie per la conquista della parte est di Gerusalemme. Questo incarico le valse la possibilità di entrare in città vecchia come prima donna in assoluto. Durante i combattimenti Esther indossò il camice bianco da infermiera e non l’abituale uniforme, questa sua particolarità le valse il soprannome di “angelo bianco”.
Ho avuto modo di conoscerla personalmente quando, dismessa l’uniforme da infermiera, divenne guida turistica. Mi impressionò molto il suo modo schietto e diretto di raccontare i fatti senza fronzoli, in maniera quasi scarna, senza troppi giri di parole. Era il modo tipico degli israeliani di allora, arrivare direttamente al nocciolo della questione senza troppe parafrasi, vedeva il suo nuovo lavoro anche come un modo di trasmettere la cultura e la storia d’Israele e di diventare, nel suo piccolo, ambasciatrice del suo paese.
In mia presenza non si vantò mai del suo passato militare e venni a sapere delle sue gesta solo attraverso vie traverse. Esther è deceduta nel 2003, durante una visita in Italia, e venne sepolta a Livorno, la sua città d’adozione. In sua memoria è stato eretto un punto panoramico sulle sponde del fiume Giordano, al confine tra Israele e Giordania.