La politica dei cieli aperti

 

Si fa sempre più complicata e pericolosa la partita che si sta giocando fra Israele da un lato e Iran, Siria e Hezbollah dall’altro. I russi, arbitri dell’incontro, o meglio dello scontro, per il momento non si pronunciano in modo decisivo su quale parte prediligono, anche se per il momento la strategia di Putin sembra propensa a garantire la stabilità della compagine di Assad.

La tensione nella zona è cresciuta in seguito ad un ennesimo tentativo della contraerea siriana di abbattere un velivolo israeliano in ricognizione sui cieli libanesi. La risposta israeliana è stata immediata e inequivoca: la distruzione della batteria dalla quale erano stati sparati i missili. Ma mentre una volta bombardare obiettivi siriani non rappresentava un vero pericolo militare e politico, la realtà da qualche tempo in poi è radicalmente cambiata, visto che in quasi tutte le divisioni siriane operano delle unità russe.

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Impotenza e ipocrisia

 

aleppo

Mentre Aleppo sta letteralmente bruciando e Bashar al Assad, sorprendentemente rinato dalle ceneri in cui sembrava destinato a finire, sta ricuperando terreno e potere, si possono già delineare alcuni aspetti di questa guerra civile così sanguinosa, crudele e cinica dove una frase fatta come “non c’è fine al peggio” assume ogni giorno un sanguinoso tassello in questo puzzle senza fine. Continua a leggere

Una storia di ordinaria umanità

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Sul giornalino del mio kibbutz è stato pubblicato l’estratto di una lettera che Tal, una dei bambini nati e cresciuti in questa nostra atmosfera così calma e bucolica da essere il più delle volte completamente avulsa dalla realtà circostante. Tal si trova in questo momento ad Amsterdam dove lavora per mettere da parte dei soldi che le permetteranno di finanziare un lungo viaggio per esplorare qualche parte più o meno sconosciuta del globo. Un’attività molto comune fra i giovani israeliani che dopo aver terminato il servizio militare preferiscono prendersi una lunga pausa prima di riprendere lo schema così  scontato e conosciuto di studi, lavoro, casa e famiglia. Ma diamole subito la parola. Continua a leggere

La guerra dimenticata

 

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Chi conosce anche soltanto superficialmente Israele sa bene quali siano i problemi idrici del paese e quale importanza abbia il Lago di Tiberiade, Kineret in ebraico, sul morale della popolazione. Ancora oggi dopo qualche giornata di pioggia l’angolo meteo dei telegiornali riferisce di quanti centimetri si sia alzato il livello delle acque e quanto manca per raggiungere la linea rossa superiore (oltre la quale la città di Tiberiade verrebbe allagata) e quanto a quella inferiore (al di sotto della quella è proibito pompare l’acqua).

Quello che invece è meno noto ai più è la guerra che si svolse fra Siria e Israele fra il 1964 e il  1966 per il controllo delle sorgenti del Giordano, una guerra combattuta sia sul piano militare che su quello diplomatico e dove per comunione d’interessi Israele trovò una volta tanto uno stato arabo confinante disposto a collaborare per sfruttare al meglio le così tanto preziose acque del Giordano. Continua a leggere

The times they are a changing

 

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Ho avuto modo di assistere un paio di settimane fa ad una conferenza di Guy Bechor, un nome una garanzia. Bechor è molto conosciuto in Israele ed è considerato uno dei migliori esperti del medio oriente presenti sulla piazza. Giornalista, giurista, storico e commentatore politico, Bechor ha insegnato ad Harvard ed al centro interdisciplinare di Herzlia e dirige un suo personale blog dal nome GPlanet. Si occupa della realtà medio orientale dal 1981 quando ha cominciato a lavorare all’interno di Galei Zahal, la radio militare dell’esercito. In tutto questo periodo ha fatto in tempo a visitare il Cairo per più di cento volte ed a imparare l’arabo ed il persiano per poter leggere e comprendere articoli e servizi televisivi della parte opposta. Insomma non proprio uno sprovveduto. Continua a leggere

All’arrembaggio!!!

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La crisi in corso fra Ucraina e Russia sta sconvolgendo gli equilibri planetari riproponendo ormai sopiti scenari da guerra fredda. E’ comprensibile dunque capire come la cattura di una nave mercantile contenente missili di provenienza siriana destinati a gruppuscoli terroristici della sotto fauna jhadica di Gaza sia passata inosservata. Continua a leggere

La Siria e’ piu’ vicina

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E’ notizia di qualche giorno fa della morte della prima vittima israeliana coinvolta nella guerra civile in corso in Siria. Si tratta di Zakhi Jumma’a, arabo israeliano residente in un villaggio non lontano da Afula. La notizia e’ stata riportata dai maggiori media israeliana e riporta alla ribalta la non facile convivenza fra Israele e il movimento islamico attivo nel paese. Continua a leggere

La linea rossa

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Poco importa se a usare le armi chimiche in Siria siano state le forze fedeli ad Assad o i ribelli. Il numero impressionante delle vittime, l’uso indiscriminato di quest’arma cosi letale e disumana e l’impotenza del mondo occidentale e di quello arabo sono i segnali piu’ preoccupanti di come le regole del gioco sia etiche che morali siano totalmente cambiate. Continua a leggere

Gli Adighi, i nobili guerrieri del Caucaso

Sono musulmani ma non sono arabi. Scrivono con caratteri cirillici. Pregano in arabo. Parlano l’ebraico e l’arabo, ma la loro lingua madre è di origine caucasica. Di oltre sei milioni di individui solo 4 mila vivono in Israele. Continua a leggere

La strada per Damasco

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Soltanto un paio di anni fa Bashar Assad era dato per spacciato. Ehud Barak in persona ne aveva previsto la caduta entro poche settimane, e con lui le migliori menti dell’intelligence militare e civile. Come e’ possibile dunque che questo oftalmico dotato di scarso carisma e di nessuna esperienza politica sia ancora in grado di gestire una guerra civile che insanguina il paese da più di due anni ed è costata decine di migliaia di vittime? In che modo Assad (che in arabo significa ‘leone’) riesce a cavalcare la tigre della rivolta popolare? Continua a leggere