Il conto alla rovescia è già iniziato, fra poco più di tre mesi si svolgeranno in Israele le elezioni anticipate, al termine di una legislatura durata poco meno di due anni, un record negativo nella storia della politica israeliana. D’altra parte non pochi commentatori ne avevano prospettato la possibilità visto gli scomodi alleati con i quali Nethanyau era stato costretto a formare il suo governo. Senza non pochi tentennamenti Nethanyau ha deciso di rimescolare le carte e il 17 marzo, questa la data delle elezioni, si rivelerà una data decisiva per il futuro politico di chi ha guidato il paese ininterrottamente dal 2009 ad oggi. Continua a leggere
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La solitudine dei numeri primi
Non riesco a ricordarmi un periodo della sua vita in cui Bibi Nathanyau fosse più solo di quello attuale. Non è che non abbia passato dei brutti momenti, anzi, ma a differenza di adesso c’era sempre la sensazione che avesse una base su cui contare ed un programma con il quale trascinare ministri, deputati ed elettori. L’impressione odierna è che il primo ministro israeliano sia diventato prigioniero della sua retorica e dei suoi proclami anti terrorismo con i quali aveva da sempre costruito le sue campagne elettorali. Da tempo l’uomo forte della politica israeliana è stato superato a destra da personalità almeno sulla carta ben più radicali, e Nathanyau si ritrova ancora una volta di fronte ad un bivio del quale avrebbe fatto volentieri a meno: da un lato avviare un compromesso con quello che ancora adesso è considerato da tutti un pericoloso gruppo terroristico, o come alternativa inserire nella trattativa Abu Mazen, considerato fino ad un paio di mesi fa debole, inaffidabile ed inacettabile come possibile controparte di una qualsiasi trattativa di pace. Continua a leggere
Una lunga bollente estate
E’ stupefacente e demoralizzante al tempo stesso il comportamento della leadership israeliana e palestinese in un momento di crisi così grave come quello attuale. Come in un grottesco gioco delle parti ciò che andava condannato dai palestinesi durante i 18 lunghi ed estenuanti giorni della scomparsa di Ghilad, Naftali ed Eyal andrebbe condannato anche dal governo israeliano e soprattutto da tutta la leadership religiosa, cosa che sfortunatamente non avviene in maniera omogenea e compatta. Continua a leggere
Tutti gli uomini del Presidente
Dopo una lunga serie di trattative ed un estenuante braccio di ferro fra Yair Lapid e Naftali Bennet da un lato e Benjamin Netanyahu dall’altro, si e’ finalmente arrivati ad un accordo di coalizione per la formazione del nuovo governo israeliano, il 33° per l’esattezza. La nuova coalizione era gia’ stata anticipata su Mosaico immediatamente dopo i risultati elettorali come una delle tre possibili alternative ed e’ formata da uno schieramento di centro-destra composto da Likud Beitenu, Yesh Atid ed il movimento di Zippi Livni per un totale di 68 seggi su 120. Continua a leggere
L’onere e l’esonero
Nel 1948, nel bel mezzo della Guerra d’Indipendenza, David Ben Gurion concesse alla comunita’ ortodossa l’esenzione dal servizio militare di 400 ragazzi per permettere loro di continuare i loro studi teologici nelle yeshivot, le scuole rabbiniche dove chi vuole e soprattutto e’ in grado, puo’ dedicare tutto se stesso allo studio dei sacri testi. Quella che sembro’ allora una decisione minima e ininfluente, e’ diventata oggi uno dei problemi piu’ spinosi della societa’ israeliana ed e’ tornata nuovamente alla ribalta in tutta la sua complessita’ subito dopo i risultati delle elezioni. Continua a leggere
Yair l’eletto
In Israele le trattative per formare la nuova coalizione di governo sono cominciate nello stesso istante in cui i risultati delle elezioni chiarivano i nuovi rapporti di forza creatisi in questa nuova legislatura. Le piu’ probabili coalizioni di governo a detta dei maggiori commentatori politici sono le seguenti tre. Continua a leggere
Se questo e’ un voto
Quella che doveva essere una semplice procedura elettorale e sancire di nuovo Netanyahu come incontrastato capo del governo si e’ rivelata una delle piu’ drammatiche elezioni degli ultimi anni, ed ha confermato quanto sia profonda e al tempo stesso equilibrata la divisione fra i due tradizionali schieramenti di destra e sinistra. Continua a leggere