Nella vecchia fattoria


nella vecchia fattoria

 

Già in un mio precedente post mi ero occupato del ruolo femminile all’interno del movimento sionistico negli anni precedenti la nascita d’Israele. La conclusione era stata che non mancavano di certo donne di grande spessore, ma la dirigenza del movimento ne aveva ridotto la loro effettiva importanza relegandole a ruoli di secondo piano e limitandone il campo d’azione. Un tipico esempio di questi rapporti problematici creatisi all’interno del sionismo rivoluzionaro dei primi anni del XX secolo è la storia di un episodio limitato nel tempo ma di grande impatto storico e sociologico, l’esperimento (riuscito) della “fattoria delle ragazze”.Cominciamo col fare un pò d’ordine: la popolazione ebraica residente in palestina all’inizio dell XX secolo era costituita principalmente da famiglie religiose che non vedevano certo di buon occhio l’arrivo della seconda alià, un ondata migratoria costituita per lo più da giovanotti animati dal sacro fuoco dei rivoluzionari principi del socialismo ma assolutamente impreparati alla dura vita dei campi. Molto più redditizio impiegare la manodopera locale, più docile e più avezza al clima e alla malaria.

Vista la scarsa richiesta di lavoro la componente femminile di questa alià passò automaticamente in secondo piano, il lavoro nei campi era già di per stesso così duro che non valeva la pena di sprecare le poche opportunità concesse impiegando ragazze capaci di produrre, e quindi di guadagnare, di meno della controparte maschile. O almeno così si pensava.

L’eroina della nostra storia si chiama Hanna Meisel, una ragazza di origine russa proveniente da un’agiata famiglia borghese. Hanna arriva in Palestina dopo essersi laureata in agronomia nel 1909 e si accorge subito di quanto la realtà sia così diversa da quanto immaginato. Dopo aver lavorato per qualche tempo nella fattoria di Segera, fucina della futura leadership sionistica, Hanna arriva alla seguente conclusione: c’è un’urgente necessità di fondare una scuola agricola femminile il cui scopo sarà quello di formare contadine qualificate  in grado di occuparsi non solo del menage familiare ma anche di contribuire all’economia domestica. Nasce così la “fattoria delle ragazze”.

La fattoria avrà la sua base sulle rive del lago di Tiberiade negli anni 1911-1917 e ospiterà decine di ragazze in cerca di un’esperienza considerata per quei tempi rivoluzionaria e anti conformista perfino dai loro coetanei maschi. Una delle caratteristiche principali della seconda alià è quella di aver creato dal nulla il mito della haluzà, la pioniera, una ragazza coraggiosa e spavalda capace di liberarsi dai vincoli familiari e dalle consuetudini sociali del tempo per creare a 16-17 anni un mondo nuovo. I numeri non sono fondamentali in questi casi, si parla di qualche centinaio al massimo, ma le loro personalità erano così forti che ognuna di loro si è ben meritata un titolo di merito nella storia del sionismo.

Ritornando alla fattoria, Hanna indirizza le sue allieve verso lavori agricoli meno pesanti ma non meno redditizi: pollaio, stalla, vivai di piante, ortaggi e fiori. La giornata lavorativa è di 8-9 ore, durante l’inverno o nelle giornate piovose viene aperta una piccola sartoria dove si producono vestiti da lavoro per gli operai della zona. I prodotti dell’orto riescono ad arrivare anche sui mercati di Haifa e Damasco. Nei momenti liberi e durante le serate vengono impartite lezioni di agronomia per imparare nuove tecniche e tenersi aggiornate.

Una delle frequentatrici della fattoria fu Rachel Bluwstein, meglio conosciuta in Israele come “Rachel la poetessa” autrice di famosissime poesie entrate di diritto nel pantheon letterario israeliano, come la seguente canzone.

La prima guerra mondiale ed il crollo dell’impero Ottomano portarono alla chiusura della fattoria ma le influenze nate nel periodo della fattoria furono determinanti nel rapporto uomo-donna degli anni successivi. La fattoria sottolineò l’importanza della componente femminile, la sua autonomia e ne aumentò enormemente la propria auto stima. Le ragazze della fattoria non si accontentarono del ruolo di semplici comparse destinate ad una vita grigia dedicata a figli e famiglia, ma furono parte determinante di una lotta sotterranea e poco conosciuta contro l’establishment maschile. L’esperimento della Maizel andò oltre le sue aspettative ed i suoi progetti e fu una delle basi del futuro movimento operaio femminista che nascerà nel 1921, ma questa è veramente un’altra storia.

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