
“Senza una strategia il popolo cade, nel gran numero dei consiglieri è riposta la salvezza” (proverbi 11:14)
Questo versetto del libro dei Proverbi della Bibbia è il motto del Mossad, il servizio segreto israeliano, a significare che la forza non è sufficiente per raggiungere il successo se non si ha chiara in mente la strada per raggiungerlo. Ho avuto già occasione di scrivere altri post sulle diverse operazioni compiute dall'”Istituto per l’informazione e gli incarichi speciali”, questa è la completa dicitura di quello che tutti abbreviano con Istituto.

Un servizio televisivo (in ebraico) trasmesso poco tempo fa mi ha fatto riaffiorare nella mente una delle tante operazioni che in qualche modo sono tornate di attualità visto la loro similitudine con la realtà attuale con la quale si deve confrontare Israele. Una volta il maggior pericolo veniva dall’Egitto, oggi dall’Iran. Allora la minaccia principale era costituita da un progetto che comprendeva la costruzione di un sistema di missili balistici, oggi si tratta del programma nucleare iraniano. La soluzione di allora fu l’Operazione Damocle, quella attuale è ancora in fase di svolgimento.
Siamo nel 1954, in Egitto sale al potere un giovane e ambizioso ufficiale, si chiama Gamal abd el-Nasser, in breve tempo diventerà il leader indiscusso del mondo arabo, il nuovo Saladino. Uno dei suoi più importanti successi politici sul piano internazionale è la nazionalizzazione del Canale di Suez nel 1956, allora di proprietà di una compagnia Anglo-Francese. In parallelo il Rais egiziano comincia a modernizzare le sue forze armate e decide di sviluppare un ambizioso progetto per dotare il suo esercito di missili a lungo raggio.
A collaborare alla costruzione del sistema missilistico vengono chiamati a collaborare diversi scienziati tedeschi attivi durante il periodo nazista diventati improvvisamente “disoccupati”. Le prime notizie del progetto egiziane arrivarono in Israele nel 1961 e vennero all’inizio prese sottogamba. La situazione cominciò a precipitare quando nel luglio del ’62 al Cairo, durante una parata militare, vennero fatti sfilare due nuovi missili: Al Zafir (il trionfatore) e Al Qahir (il conquistatore) che a detta di Nasser avrebbero potuto colpire “Qualsiasi bersaglio a sud di Beirut”. Il messaggio era più che eloquente e fu immediatamente recepito dal governo israeliano.
Il Mossad comincia a raccogliere le prime informazioni e i dati sono impressionanti: l’Egitto ha creato un’equipe formata da oltre 500 scienziati, la maggior parte tedeschi. Tutto il programma si svolge in una base denominata Factory 333 e insieme allo sviluppo dei missili balistici gli egiziani lavorano anche allo sviluppo di un caccia a reazione. E non è tutto, le prime indiscrezioni rivelano che su una parte degli ordigni verranno montate testate armate con scorie radioattive. La ripercussione sull’opininone pubblica israeliana fu enorme, l’equazione nazismo e distruzione d’Israele riaprì drammaticamente ferite e traumi ancora vivi. Nasce così l’Operazione Damocle.
Il Mossad decide di agire contemporaneamente su due fronti: da un lato acquisire quante più informazioni possibili e dall’altro sabotare fisicamente il progetto. Il primo passo da compiere è quello di raccogliere le informazioni: i nomi degli scienziati, l’ubicazione della base, i fornitori delle varie tecnologie, ecc. Per entrare in possesso di ciò di cui abbisognano gli israeliani riescono ad introdurre negli ambienti tedeschi al Cairo due loro agenti, entrambi di madrelingua tedesca. Il più noto fra i due si chiama Wolfgang Lotz, gestisce un maneggio di cavalli purosangue e organizza fastosi ricevimenti nella sua villa. Ricevimenti e feste a cui partecipano non solo gli scienziati da individuare, ma anche alti ufficiali e politici egiziani. La copertura di Lotz consiste nel passare per un ex ufficiale della Wermacht che ha combattuto in Africa al fianco di Rommel, con forti simpatie naziste. Attualmente è un ricco uomo d’affari, che dopo aver passato undici anni in Australia specializzandosi nell’allevamento dei cavalli si è trasferito nel paese dei Faraoni. Durante un periodo di addestramento in Germania, Lotz si innamora di Waltraud Neumann, conosciuta sul treno, la sposa senza informare i suoi superiori e nonostante abbia già una moglie in Israele, e se la porta dietro in Egitto. Sia la moglie che il figlio che nascerà da li a poco, saranno sempre perfettamente al corrente delle attività segrete del padre.
Il Mossad riesce ad introdurre un’altra coppia di spie, Shlomo e Dafna Gal. Shlomo è un pittore, e come tale può muoversi con relativa liberta e dipingere sfondi e panorami adiacenti a siti strategici. Shlomo ingnora che anche Lotz sia un agente del Mossad e quindi lo segnala come un pericoloso e fanatico esponente del cerchio dei nazisti ospiti in Egitto. Grazie alle informazioni procurate dai due si viene a sapere che uno dei responsabili dell’approvigionamento logistico è un uomo d’affari tedesco di nome Heinz Krugg. Per indurlo a collaborare il Mossad riesce ad arruolare Otto Skorzeny, un ex ufficiale delle SS specializzato nelle operazioni di commando. Se il nome suona familiare a qualcuno è perchè l’SS-Obersturmbannfuhrer fu a capo del reparto che liberò Mussolini dal suo luogo di prigionia a Campo Imperatore nel gran Sasso nel settembre del 1943.
Skorzeny riuscirà nel suo intento, anche se qui le cose si complicano, dopo essere stato interrogato Krugg sparirà senza lasciare traccia, c’è chi dice che venne ucciso dallo stesso Skorzeny e c’è chi afferma che morì durante uno degli interrogatori del Mossad. In ogni caso con l’arruolamento di Skorzeny il Mossad passa in maniera definitiva alla fase operativa. Una volta venuti a sapere i nomi degli scienziati coinvolti nel progetto, i loro indirizzi e le loro abitudini, gli israeliani cominciano ad inviare una serie di lettere esplosive. Per depistare al massimo le tracce e per creare un forte effetto psicologico le buste verranno inviate tramite la posta egiziana, facendo capire che il nemico si trova dentro casa, proprio dietro l’angolo. Dal punto di vista pratico gli ordigni fecero poche vittime, una segretaria e cinque operai locali, ma l’effetto morale fu tale che la collaborazione tedesca si concluse in breve tempo e la maggior parte degli scienziati fece ritorno in Germania, dove paradossalmente non ebbero nessun guaio giudiziario non avendo contravvenuto a nessuna legge tedesca.
Col senno di poi si venne a sapere che i missili presentati nella parata del ’62 erano dei prototipi assolutamente inadatti a degli scopi bellici. Gli stessi scienziati tedeschi, durante i fastosi festini organizzati da Lotz, schernivano gli egiziani per la loro incapacità e la loro disorganizzazione. Una volta constatata l’impossibilità di creare in modo autonomo un sistema missilistico, Nasser si avvicinerà sempre di più ai sovietici, ricevendo così gli armamenti e le tecnologie di cui aveva così tanto bisogno.
L’Operazione Damocle si concluse quindi con un successo anche se non servì a fermare la corsa al riarmo voluta da Nasser. Attualmente c’è un’altra operazione in corso, di questa ancora non si sa il nome ufficiale in corso contro l’Iran. I mezzi sono praticamente identici: raccolta informazioni, sabotaggi e “dissuasioni fisiche”. Questa volta la posta in palio è molto più alta, si tratta di ordigni nucleari, ed è un problema che riguarda in maniera diretta non solo Israele, ma tutto il vicino oriente. Ne riparleremo fra qualche decennio…