I tragici episodi della scorsa settimana non sono che la continuazione praticamente ininterrotta di una catena apparentemente innarrestabile iniziata nel giugno dell’anno scorso con il rapimento e l’assassinio di tre giovani ragazzi israeliani, l’omicidio crudele e gratuito di un innocente ragazzo palestinese e l’operazione “Protective Edge”. Ma mentre le modalità dello scontro da parte palestinese sono rimaste per lo più invariate, la controparte ebraica ha alzato enormemente il livello di bellicosità tanto che sia l’esercito che i servizi segreti affermano nel modo più chiaro possibile ciò che era sotto gli occhi di tutti noi già da qualche anno. Il fenomeno del “Tag Mehir”, le azioni di rappresaglia nei confronti della popolazione palestinese, non sono degli atti sporadici e disorganizzati ma al contrario esiste un’azione politica e militante che agisce con lo scopo dichiarato di destabilizzare lo Stato d’Israele. E’ ora di chiamare le cose col loro nome: all’interno del nostro tessuto sociale si è sviluppato il cancro del terrorismo ebraico. Continua a leggere
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La spada nella roccia
E’ passato poco più di un anno dall’inizio dell’operazione Zuk Eitan (roccia possente in ebraico), conosciuta all’estero come Protective Edge, un’occasione appropriata per cercare di delineare i risultati raggiunti da entrambe le parti cercando contemporaneamente di evitare la patente di vincitori e vinti che in casi del genere è senz’altro inappropriata. Le operazioni militari dovrebbero avere il principale scopo di migliorare la situazione politica e strategica dei contendenti anche se il più delle volte le perdite umane e le sofferenze della popolazione civile non giustificano i risultati raggiunti. Continua a leggere
Una cartolina dal Nord
Qualche considerazione a caldo dopo l’attacco al convoglio militare israeliana di ieri nel quale sono stati uccisi due soldati ed altri sette feriti.
La realtà è definitivamente cambiata, il confine settentrionale non godrà più, almeno fino al prossimo scontro su larga scala, della relativa tranquillità degli ultimi otto e passa anni. Resta da chiarire se ci troviamo di fronte ad un nuovo tipo di scontro basato su una costante guerra di logoramento seppure di bassa intensità, o se Iran ed Hezbollah hanno deciso di aumentare la tensione cercando contemporaneamente di non tirare troppo la corda. Continua a leggere
Gerusalemme, Gerusalemme
Gli efferati omicidi di questa settimana nel quartiere religioso di Har Nof a Gerusalemme non sono che l’ennesimo anello di una catena di assassinii, attentati e disordini che hanno trasformato la parte est della capitale in un campo di battaglia definito per il momento “l’intifada silenziosa” ma prossima a stravolgere in maniera determinante l’equilibrio di convivenza pacifica creatasi nel corso di tutta la recente storia dello stato d’Israele. Continua a leggere
Un anno agrodolce
Il 5774 si è appena concluso e già fioccano i primi sondaggi riassuntivi di quello che è stato un anno dominato da una guerra durata più di cinquanta giorni e preceduta da avvenimenti cruenti e luttuosi. Insomma non proprio qualcosa da incorniciare ed appendere in bella mostra fra i periodi migliori della nostra vita. Non c’è migliore occasione come questa volta di recitare il tradizionale augurio di ogni fine anno: “Finisca l’anno (vecchio) con le sue maledizioni, cominci l’anno (nuovo) con le sue benedizioni. Continua a leggere
La super convenienza
La storia di oggi assomiglia ad una favola perfetta, morale e lieto fine compresi, una favola che si svolge fra un villaggio druso di nome Yarka e Nazareth la maggiore città araba d’Israele. In mezzo ci stanno tutti i tasselli del complicato mosaico israeliano: uomini e donne con le loro diversità, la loro cultura, il loro impegno politico, le loro religioni. Uno sforzo continuo per cercare il giusto baricentro che ci permetta di continuare a procedere su una fune sospesa sul baratro dell’incomprensione e dell’odio dell’uno verso l’altro. Continua a leggere
Gli esami di settembre
“Settembre andiamo, è tempo di migrare”. Molti di voi sanno già che si tratta dell’inizio de “I pastori” una poesia di Gabriele d’Annunzio che mi sono dovuto sorbire ai tempi del liceo e di cui mi ricordo molti passi a memoria. Settembre si avvicina ed è giunta l’ora di tracciare un bilancio più o meno definitivo di questo anomalo conflitto durato cinquanta lunghi ed in parte inutili giorni. L’accordo in corso infatti, ricalca esattamente la prima proposta egiziana presentata una settimana dopo l’inizio delle operazioni, allora il bilancio dei morti palestinesi era di 225. E’ passato un mese ed il numero dei caduti palestinesi è arrivato a 2100 e oltre 12.000 feriti, non deve sorprendere dunque il malcontento che serpeggia all’interno della popolazione di Gaza. Continua a leggere
La solitudine dei numeri primi
Non riesco a ricordarmi un periodo della sua vita in cui Bibi Nathanyau fosse più solo di quello attuale. Non è che non abbia passato dei brutti momenti, anzi, ma a differenza di adesso c’era sempre la sensazione che avesse una base su cui contare ed un programma con il quale trascinare ministri, deputati ed elettori. L’impressione odierna è che il primo ministro israeliano sia diventato prigioniero della sua retorica e dei suoi proclami anti terrorismo con i quali aveva da sempre costruito le sue campagne elettorali. Da tempo l’uomo forte della politica israeliana è stato superato a destra da personalità almeno sulla carta ben più radicali, e Nathanyau si ritrova ancora una volta di fronte ad un bivio del quale avrebbe fatto volentieri a meno: da un lato avviare un compromesso con quello che ancora adesso è considerato da tutti un pericoloso gruppo terroristico, o come alternativa inserire nella trattativa Abu Mazen, considerato fino ad un paio di mesi fa debole, inaffidabile ed inacettabile come possibile controparte di una qualsiasi trattativa di pace. Continua a leggere
A Gaza niente di nuovo
Senza quasi accorgecene Israele sta combattendo il più lungo conflitto della sua storia del quale per il momento non se ne vede ancora la conclusione. E’ un misto fra la seconda guerra del Libano durata 34 giorni e la guerra di logoramento susseguita alla guerra dei sei giorni. Il problema è che per il momento non si vede all’orizzonte nessun cenno di miglioramento, le trattative al Cairo vanno avanti a singhiozzo e nessuna delle controparti ha intenzione di dare segni di cedimento. E’ proprio il caso di dirlo: a Gaza niente di nuovo (ne di buono). Continua a leggere
La tregua?
Ancora una volta Israele ha l’intenzione di proclamare una tregua umanitaria e di effettuare un ritiro quasi totale delle truppe dalla striscia di Gaza. Secondo fonti militari israeliane l’obiettivo imposto dal governo all’esercito, la distruzione della rete di gallerie sotterranee, è molto vicino ed entro la giornata di domani dovrebbe concludersi il loro completo smantellamento. In tutto sono state scoperte 31 gallerie, profonde in media 25 metri e lunghe alcuni chilometri. Una parte di queste gallerie permetteva lo spostamento al loro interno con delle motociclette, favorendo così la ritirata da Israele in territorio israeliano. Continua a leggere