“E il re d’Assiria fece venir genti da Babilonia, da Cutha, da Avva, da Hamath e da Sefarvaim, e le stabilì nelle città della Samaria in luogo dei figliuoli d’Israele” (2 Re 17,18).
Alla Bibbia bastano queste stringate parole per suggellare la fine del Regno d’Israele nel 721 a.c. Al posto della popolazione ebraica esiliata forzatamente verso la Mesopotamia vennero introdotte in cambio nuovi popoli. Una politica comune fra i sovrani Assiri atta allo scopo di evitare sommosse e rivolte da parte di popolazioni che non avevano un marcato legame con il nuovo territorio. Ma realmente tutta la popolazione ebraica del Regno d’Israele partì per l’esilio? Dipende a chi lo si chiede, per la Bibbia le dieci tribù che formavano Israele andarono definitivamente disperse, mentre c’è chi si ostina a sostenere che non solo una parte consistente della popolazione ebraica di allora non ha mai lasciato il paese, ma che proprio loro sono i veri eredi del popolo d’Israele, discendenti delle tribù di Giuseppe, Efraim e Menashe. Sono loro i guardiani della legge ebraica, shomronim in ebraico, erroneamente tradotto in italiano come Samaritani. A favore di questa versione alcuni ragguardevoli fatti: i Samaritani parlano e scrivono un ebraico molto simile a quello in uso nel periodo in questione, inoltre hanno sempre abitato la zona biblica d’Israele. L’ebraismo ortodosso li considera invece parte delle popolazioni “importate” dal re assiro Sargon e più precisamente vengono identificati come originari del paese di Cutha o più semplicemente Cuthim. In ogni caso il termine Samaritano non riguarda il territorio della Samaria come verrebbe da pensare ma il ruolo di custodi della Torah, la legge ebraica.
Fra ebrei e samaritani non scorre buon sangue dai tempi dell’editto di Ciro (538 a.c.) con il quale viene permesso agli ebrei del regno di Giuda di rientrare in patria e ricostruire il Santuario di Gerusalemme. Una parentesi storica così famosa da meritarsi il celeberrimo “Va pensiero” ed un altrettanto famoso “By the rivers of Babylon“. Musica a parte i reduci dall’esilio forzato si opposero strenuamente alla proposta Samaritana di collaborare alla ricostruzione del Santuario, probabilmente per il timore di possibili e negative influenze religiose.
Per consolarsi i Samaritani spostano il centro delle loro funzioni religiose sul monte Grizin, in prossimità della biblica città di Schem conosciuta anche col nome di Nablus. Ma è proprio destino che i rapporti siano condannati a peggiorare visto che tale Giovanni Ircano, re della dinastia Asmonea ( i Maccabei tanto per intenderci) non trova niente di meglio da fare che radere al suolo il Santuario samaritano e meritarsi così una nomea pari a quella che detiene Tito fra gli ebrei.
L’età dell’oro dei Samaritani raggiunge il suo apice a cavallo fra il IV ed il V secolo d.c. quando la popolazione supera il milione e duecentomila unità, grazie fra l’altro alla mancata partecipazione delle grandi rivolte giudaiche contro Roma dei secoli precedenti. A quanto pare anche i Samaritani non sono in grado di trarre vantaggio dagli errori altrui, fatto sta che si rivelano non meno riottosi dei fratellastri Giudei e insorgono per ben quattro volte contro i Bizantini. Rivolte soppresse nel sangue con conseguente calo demografico. Una situazione che non farà che peggiorare ulteriormente durante l’occupazione araba e la conseguente islamizzazione di tutto il territorio.
La situazione diventa così drammatica al punto che nel censimento svolto dal mandato britannico nel 1922 si contano soltanto 163 unità! Dal punto di vista statistico la situazione odierna è notevolmente migliorata visto che si parla di 700 persone, ma è pur sempre una cifra irrisoria. Per risolvere il problema demografico i leaders samaritani hanno notevolmente diminuito le restrizioni riguardanti i matrimoni misti, ma ancora oggi tutti i matrimoni vengono attentamente seguiti dal punto di vista genetico. Per una ragione ancora non chiarita nascono all’interno dell’etnia più maschi che femmine, un motivo in più per aprire le porte alla componente femminile.
Dal punto di vista religioso la differenza sostanziale con l’ebraismo verte sul rapporto con le Sacre Scritture. Per i Samaritani esiste solo la Torah, la legge ebraica, composta dai primi cinque libri dell’Antico Testamento. Per i custodi della legge tutto la tradizione orale ed i vari commenti di cui è costituito il Talmud non hanno valore, inoltre il vero luogo da considerare sacro è il monte Grizin dove sono avvenuti il sacrificio di Isacco, la posa dell’altare di Giosuè e dove l’arca di Noè si è arenata al termine del diluvio.
Di grande effetto anche se abbastanza cruenta, la cerimonia del sacrificio pasquale, che rievoca uno dei punti salienti della biblica fuga dall’Egitto quando i figli d’Israele segnarono con il sangue di un agnello le proprie porte per sfuggire alla decima e più spietata piaga d’Egitto: la morte dei primogeniti.
Oggi I Samaritani si dividono in due centri distinti: Holon e Schem e continuano la loro quasi impossibile lotta a salvaguardia della loro identita’ e della loro stessa esistenza.
Anche chi gli considera un curioso e patetico anacronismo dovrebbe capire che anche loro sono una delle innumerevoli sfaccettature dell’altra Israele, affascinanti e ancora tutte da scoprire
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