
Questa volta mi rifaccio ad un articolo non mio per sottolineare il collegamento per niente scontato fra l’incoronazione dei reali d’Inghilterra e Gerusalemme
Buona lettura!
Questa volta mi rifaccio ad un articolo non mio per sottolineare il collegamento per niente scontato fra l’incoronazione dei reali d’Inghilterra e Gerusalemme
Buona lettura!
Shalom! Mi chiamo Luciano e vivo in un kibbutz ai confini col Libano. Vivo in Israele dal 1976 e ho accumulato una quantità enorme di esperienze, informazioni e conoscenze che sarei felice di condividere con voi. Sono una guida turistica autorizzata, mi occupo principalmente di storia, religioni, minoranze etniche, gastronomia, natura e soprattutto rapporti umani.
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DI LUCIANO ASSIN
GUIDA TURISTICA PER ISRAELE
Breve prologo. Anche in ebraico esiste la parola pomo d’oro, ma a differenza dell’italiano il vocabolo in questione (tapuz) indica un frutto (l’arancia), e non un ortaggio, il pomodoro per l’appunto. Immagino che mai Eliezer Ben Yehuda il rinnovatore della lingua ebraica moderna, avesse mai potuto immaginare quanto questa sua scelta potesse risultare azzeccata decenni dopo. Ma procediamo con ordine. Continua a leggere
DI LUCIANO ASSIN
GUIDA TURISTICA PER ISRAELE
Gira perennemente scalzo, vestito con un saio bianco e con in spalla una coperta di lana, anch’essa bianca. Ha capelli lunghi e incolti, così come la barba ed i baffi. Lo si può incontrare facilmente nel quartiere cristiano della città vecchia di Gerusalemme o ancora meglio all’interno della chiesa del Santo Sepolcro. Non ha discepoli come Gesù e non è neppure originario di Nazareth, anche se avvistandolo per la prima volta ti da proprio l’impressione di avercelo davanti. Continua a leggere
DI LUCIANO ASSIN
GUIDA TURISTICA PER ISRAELE
Il secondo millennio, il calendario Maya, Nostradamus. Non c’è niente da fare, fino ad oggi nessuno ci ha azzeccato su quanto siamo vicini alla fine del mondo. Comunque non bisogna perdersi d’animo, abbiamo ancora numerose date davanti a noi che aspettano solo di essere verificate, vediamo a proposito che cosa ne pensa l’ebraismo.
E’ incredibile come nella vita molte volte accettiamo verità e affermazioni come oro colato senza prenderci la briga di controllare la loro veridicità. Probabilmente la mole di informazioni e conoscenza che dobbiamo gestire quotidianamente è così numerosa e complessa che non abbiamo scelta che catalogare in maniera sbrigativa e superficiale parte di questi dati. Se poi queste informazioni le sentiamo sin da quando eravamo bambini, acquisteranno sempre di più il valore di una certezza scientifica, soprattutto se non troveremo mai nessuno che insinui qualche dubbio a proposito.
Sono cominciati i giorni del perdono, le “selichot” un periodo lungo un mese (per i sefarditi) in cui si chiede perdono di tutti i nostri peccati in vista del digiuno del Yom Kippur. Una delle canzoni classiche di questo periodo è “Adon ha Selichot”, Signore del perdono. Vi propongo di seguito una versione Techno
La traduzione delle prime righe è la seguente:
Signore del perdono che legge il nostro cuore
Abbiamo peccato nei tuoi confronti,
Abbi pietà di noi
Splendido nella tua meravigliaAnziano nella consolazione
Memore del patto coi nostri padri
Conoscitore dei nostri pensieri
Abbiamo peccato nei tuoi confronti
Abbi pietà di noi…
Quanti simboli e significati possono nascondersi dietro ad un paio di innocue panchine? Moltissimi se siamo pronti a credere almeno in parte alla teoria di Richard Benishai, rappresentante in Israele della Geobiology, un ramo pseudoscientifico che raccoglie mistica, new age, dietrologia, religione e storia. Un mix senz’altro affascinante e degno di essere raccontato. Continua a leggere
Domani sera inizierà la celebrazione del Yom Kippur (il giorno dell’espiazione), una giornata che prevede un digiuno di 25 ore senza cibo e bevande. E’ l’occasione per riflettere sulle nostre azioni compiute nell’anno appena trascorso e chiedere perdono al prossimo per i peccati o gli sgarbi commessi nei loro confronti.
Secondo la tradizione ebraica i dieci giorni che trascorrono fra Rosh hashanà (il capodanno ebraico) e Yom Kippur vengono chiamati “i giorni terribili”. In questo periodo l’Onnipotente giudicherà ognuno di noi in base al nostro operato. La maggior parte di noi verrà iscritto nel Libro della Vita e vivrà un altro anno fino al prossimo giudizio, una parte più piccola ci abbandonerà.
In questo giorno di riflessione è consuetudine cantare un pyut, vale a dire un canto liturgico, di nome Unetaneh tokef kedushat ha yom, traducibile in “Proclamiamo ora la santità di questo giorno”. Nel pyut sono catalogati tutti i modi in cui si può abbandonare questa valle di lacrime. Continua a leggere
di Luciano Assin
Guida turistica per Israele
Fra pochi giorni verrà celebrata la festa di Rosh hashanà, il capodanno ebraico, che aprirà tutta una serie di ricorrenze e festività che caratterizzano il mese di Tishrì, il primo del calendario ebraico.
Ho già scritto in passato numerosi post legati alle festività ebraiche, questa volta voglio proporvi qualcosa di leggermente diverso, non direttamente legato alla festa in questione.
Oggi vi nvito ad ascoltare con me il seguente Piut, una poesia liturgica ebraica composta per essere poi cantata nelle ricorrenze religiose o in particolari festività. Il canto si chiama “Ana becoach“, traducibile in “Ti supplichiamo fortemente”. Continua a leggere