E’ in corso di svolgimento al Museo d’arte di Tel Aviv la mostra fotografica “This place“, una mostra collettiva di dodici fotografi fra i più famosi a livello mondiale. “This place” racconta la realtà israelo-palestinese attraverso gli occhi, o meglio le fotocamere, di dodici personaggi estranei, almeno dal punto di vista personale, al conflitto in corso. Thomas Struth, Rosalind Solomon, Nick Waplington, Fazal Sheikh, Wendy Ewald, Frederic Brenner, Gilles Peress, Martin Kollar, Josef Koudelda, Jungjin Lee, Stephen shore e Jeff Wall hanno trascorso un periodo di 6-9 mesi in Israele e nella Cisgiordania incontrandosi con intellettuali, politici ma soprattutto con gli abitanti dei luoghi visitati per cercare di carpire un’angolazione, un volto, un’espressione in grado di aiutarli ad esprimere le loro sensazioni e la loro arte. Il risultato di tanto lavoro sono dodici viaggi “on the road” per il lungo e il largo di un territorio così piccolo ma così condensato di avvenimenti, sentimenti, paesaggi, storia e moltissima umanità. Il tentativo personale di ogni fotografo di raccontare la propria storia e le proprie sensazioni attraverso un totale di oltre 500 immagini. I temi affrontati sono fra i più disparati e non tutti affrontano in modo diretto il lato politico. E’ possibile trovare volti, paesaggi, strade senza fine, panorami lunari o pietrosi, monasteri, ma anche coloni, il muro e la vita nell’autonomia palestinese. All’interno di ogni link vi è una intervista molto approfondita con ogni artista (in inglese) attraverso la quale è possibile capire il percorso artistico e le motivazioni che gli hanno spinti a intraprendere questa esperienza. Tutti i fotografi partecipanti alla mostra non fanno parte del settore giornalistico/attualità, un fatto questo che ha sicuramente influenzato il loro approccio artistico verso una realtà per molti versi a loro sconosciuta. Il mio consiglio spassionato è di girovagare liberamente attraverso i vari fotografi, le loro immagini ed il loro pensiero. Magari non ci sarà bisogno di leggere tutte le interviste, infatti, come tutti sappiamo, una fotografia vale più di mille parole.
Una fotografia vale più di mille parole, per questo i nostri nemici ne taroccano tante!
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