I sandali del deserto


סנדל

Che la Bibbia sia un libro di fede è cosa nota e indiscutibile. Quanto sia affidabile dal punto di vista storico è oggetto di dispute centenarie fra archeologi, storici, teologi e quant’altro ancora. Non sempre i ritrovamenti archeologici riescono a conciliare le sacre scritture con la realtà a noi conosciuta e le domande irrisolte si accavallano senza fine.

Prendiamo ad esempio l’uscita dall’Egitto. La maggior parte del mondo archeologico è molto dubbioso al riguardo fino ad arrivare a dire che un evento del genere non è mai esistito e che il popolo d’Israele altro non era che una minoranza dei Filistei abitanti la regione evolutasi in direzione opposta al resto degli abitanti fino a trasformarsi in quello che noi conosciamo come popolo ebraico.  Non ci sono abbastanza prove e reperti che possano supportare il racconto biblico.

Ma la storia quando vuole sa essere beffarda e imprevedibile. Ed il compito di rimettere le cose in ordine e formulare una teoria basata su fatti storici concreti è toccato ad un personaggio ateo, membro del kibbutz hashomer hatzair  Ein Shemer. Un miscredente per gli standard religiosi, ma un’archeologo riconosciuto e affermato nel mondo scientifico.

Adam Zertal il personaggio in questione, ha percorso in lungo e in largo la Giudea e la Samaria, cercando le prove del passaggio del popolo ebraico attinendosi il più possibile al tragitto biblico. La scoperta piu’ interessante di questo peregrinare è stata quella di aver trovato cinque siti archeologici decisamente fuori dal comune: cinque perimetri delimitati da dei bassi muri di pietra a forma di sandalo, o meglio ancora a forma della pianta di un piede, come quello che si puo notare nella fotografia.

In queste costruzioni non si sono trovati resti che possano testimoniare la presenza di un piccolo centro abitato, i muri perimetrali sono troppo bassi per poterle adibire a dei recinti per il bestiame. Il ritrovamento all’interno dei “piedi” di un altare e dei resti di migliaia di ossa di animali adatti alla macellazione secondo le regole alimentari ebraiche ha supportato la teoria che si trattasse di luoghi di culto, i primi eretti dal popolo ebraico dopo essere entrati nella Terra Promessa.

Ma perchè costruire dei siti religiosi a forma di piede? Oh, finalmente qualcuno ha una domanda intelligente da pormi. La risposta è insita nella cultura egizia: per i Faraoni l’atto di calpestare qualcuno con il proprio piede era sinonimo di dominio da un lato e sottomissione del calpestato dall’altro. Un pò come la nostra espressione “non farsi mettere i piedi in faccia. Esistono numerosi geroglifici al riguardo.

In aggiunta al significato di predominio e possesso esistono altri collegamenti fra la pianta del piede e la Bibbia: “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà sara vostro” e altrove “Questo è il luogo del mio trono e il luogo dove poserò la pianta dei miei piedi” tanto per citare un paio di esempi.

In definitiva gli ebrei non hanno fatto altro che adottare parte della cultura egizia, una cosa più che comprensibile se si pensa al fatto che la schiavitù in Egitto durò 400 anni. E se veramente questi piedi, “regalim” in ebraico, abbiano avuto un compito religioso è più facile comprendere perche’ ancora adesso le tre grandi feste dell’ebraismo siano chiamate “regalim”, proprio perchè si doveva compiere l’atto fisico di recarsi al santuario a forma di piede per celebrare la festa. Per chi abbia volta di approfondire l’argomento e capisca l’ebraico ecco un’interessante intervista a proposito.

La teoria di Zartal è oggetto di enormi discussioni all’interno del mondo archeologico, ed il numero dei suoi detrattori è per il momento maggiore di quello dei suoi sostenitori, ma è indubbio che per chi sia a digiuno della materia suoni per lo meno affascinante. Per chi sia amante particolare delle varie teorie di alieni, extraterrestri, conspirazioni eccovi un altro mistero da risolvere, in questa foto si vede la possibile ricostruzione della cittadella di Davide a Gerusalemme. Con un po’ di fantasia e molta determinazione anche la cittadella pare abbia la forma di un piede. O sbaglio?

3 pensieri su “I sandali del deserto

  1. In un saggio di Carlo Ginzburg, non ricordo quale ma lo troverò, si tratta ampiamente del piede e del significato simbolico del portare, ad esempio, una sola calzatura e..
    Lo trovo e torno.

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  2. Eccomi, il libro è “Storia notturna. Una decifrazione del sabba”, purtroppo in rete non ho trovato granché. Questa è una pagina del Dipartimento degli Studi dell’Università di Torino, nel paragrafo “La capacità di spostarsi tra i due mondi….” accenna al lavoro di Ginzburg.

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