Shalom! Mi chiamo Luciano e vivo in un kibbutz ai confini col Libano. Vivo in Israele dal 1976 e ho accumulato una quantità enorme di esperienze, informazioni e conoscenze che sarei felice di condividere con voi. Sono una guida turistica autorizzata, mi occupo principalmente di storia, religioni, minoranze etniche, gastronomia, natura e soprattutto rapporti umani.
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Chi è vegano va sano e va lontano

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di Luciano Assin
Guida turistica per Israele
La città bianca, Gay’s friendly, la “bolla”, la metropoli che non si ferma mai, le espressioni per definire Tel Aviv sono numerosissime e non fanno che aumentare. Infatti uno dei nuovi trend che ha investito la città ormai da diversi anni è il Vegan che l’ha fatta diventare, se non capitale, almeno una delle cinque città al mondo preferita dal mondo dei vegani. Continua a leggere
La panchina dell’amore

DI LUCIANO ASSIN
GUIDA TURISTICA PER ISRAELE
Quej cont on cervell ristrett
Pensen che ‘sti panchett
Che vedom per i strad
Hinn miss lì domà
Per fà settà giò i disgraziaa
Ma però l’è minga inscì
Se propi devi dì
Perché i hann sistemaa:
L’è per fà settà
I moros che voeuren limonà
E’ l’inizio della versione in milanese di una bellissima canzone di George Brassens “Les amoreux sur le bancs pubblic” tradotta da Nanni Svampa in “I panchett“. Per la traduzione cavatevela da soli.
Tutto questo mi è venuto in mente quando sono venuto a conoscenza del fatto che Itamar Tal, un noto artista israeliano, abbia avuto una bella ed originale idea legata propria alle panchine e agli innamorati. Nel bel mezzo di Tel Aviv infatti, e più precisamente nella frequentatissima via pedonale Nahalat Binyamin, Itamar incontra ogni martedì pomeriggio chiunque sia alla ricerca di un’anima modella. In quelle poche ore si trasforma in un matchmaker, un combinatore di matrimoni. O se preferite di solidi legami sentimentali.
Per Itamar si tratta quasi di una missione, lo fa volontariamente, senza richiedere nessun compenso finanziario o di altro tipo. Dal suo punto di vista il contatto personale è fondamentale per cercare di individuare il partner ideale. “Ogni pentola ha il suo coperchio” recita un detto ebraico, e Itamar è l’addetto al controllo qualità del reparto vasellame e amore. Se la missione riesce tutto quello che chiede è di passare il favore a qualcun altro, non necessariamente un altro matrimonio, basta un gesto gentile, una donazione, in ogni caso qualcosa fatta col cuore.
Per l’ebraismo chi riesce a combinare tre matrimoni ha il posto in Paradiso assicurato. Una buona ragione per scegliere anche noi una panchina dove intrattenere le persone.
Florentin. La capitale degli Hipster
A Tel Aviv le cose cambiano continuamente, e le cose che scrivo oggi magari non saranno più rilevanti fra qualche anno, questo è il motivo per il quale conviene il più presto possibile correre a visitare il quartiere più trendy della città bianca: Florentin.
Florentin è considerata la capitale degli Hipster israeliana, un misto di cultura alternativa, stile di vita, bar, gallerie d’arte, musica underground ma soprattutto moltissimi murales. Come quasi tutti i quartieri di Tel aviv, anche Florentin ha conosciuto alti e bassi. Costruito alla fine degli anni ’20 dall’architetto Shlomo (Salomon) Florentin, da qui il nome, era stato concepito come un quartiere per la piccola borghesia. Greci (Salonicchesi soprattutto), turchi, bucharim, bulgari, ungheresi e polacchi formavano il nerbo della zona. Il commercio era basato su piccoli artigiani, officine e piccole imprese industriali. Continua a leggere
Una vigna nel cuore di Tel Aviv
Correva l’anno 1905, e Aron Shlush, un ricco commerciante che ha investito anche nell’acquisto di terreni al di fuori di Jaffo, ha un problema urgente da risolvere. Ha acquista dei terreni denominati “miri” che secondo la legislazione ottomana in vigore, possono essere confiscati dal Sultano se lasciati incolti per più di tre anni. Shlush è lungimirante e sa che presto o tardi quei terreni saranno trasformati in lotti edificabili e non vuole farsi sfuggire l’occasione. Ma, come ho appena scritto, prima bisogna risolvere il problema agricolo, la soluzione che verrà adottata alla fine sarà quella di piantarci sopra delle vigne, e di assumere un paio di braccianti yemeniti sia come addetti alla cura delle viti ma anche come guardiani dell’appezzamento per far si che non venga danneggiato. Continua a leggere
Un angolo di Maine
Se c’è una cosa che mi piace sempre fare quando giro per città più o meno sconosciute è quella di uscire dai soliti tragitti e lasciarsi guidare dal caso, se non proprio perdersi almeno andare alla ricerca di vie non ancora battute, magari dietro l’angolo, ma non per questo meno nuove e affascinanti.
E proprio perchè è così facile andare persi e scoprire nuovi angoli di città dove pensavi di aver già visto proprio tutto che mi arrabbio sempre quando i miei amici affermano con orgoglio di conoscere città come Tel Aviv a menadito per il semplice fatto di passarci qualche giorno praticamente ogni anno.
Ma anche la giovane Tel Aviv coi suoi soli 107 anni di storia ha ancora moltissime storie da raccontare e angoli da scoprire, e se il nome del reverendo George Jones Adams è completamente sconosciuto ai più è semplicemente perchè nessuno di questi navigati conoscitori della “città senza sosta” non si è mai presa la briga di fare quattro passi più in là della rinnovata stazione ferroviaria ottomana, uno dei posti più modaioli della città. A poco meno di duecento metri in linea d’aria si potrà fare conoscenza con un dei suoi angoli più nascosti e per questo così magici: la colonia americana. Continua a leggere
Talpe, uomini e topi
A Tel Aviv è cominciata da pochi giorni una delle più grandi avventure ingegneristiche della città. Nonostante l’avvenimento sia stato completamente ignorato dai media italiani i notiziari israeliani riportano con dovizia di particolari la costruzione di una delle future pietre miliari del trasporto urbano della “città bianca” e del suo hinterland: la metropolitana. Continua a leggere
A scuola di meditazione
La storia di oggi è il racconto di una scuola elementare della zona sud di Tel Aviv. La scuola si chiama Tel Hai ed è situata in una delle zone col coefficiente socio economico più basso della città, il quartiere di Kfar Shalem. Il lato piccante della storia è che gli alunni aprono la giornata di studi con delle sessioni di meditazione il cui scopo principale è quello di aprirsi agli altri ma anche di essere in grado di recepire i messaggi inviati dai loro compagni. Il corpo insegnanti non si accontenta solo della meditazione per stimolare i propri allievi e si avvale di altri strumenti poco ortodossi per coinvolgerli e migliorare le loro prestazioni. E i risultati non si sono fatti attendere visto che Tel Hai è arrivata al terzo posto nazionale nei test Invalsi delle scuole elementari israeliani. Continua a leggere
Si prega di toccare
Se penso ai cambiamenti che si sono evoluti nella società occidentale negli ultimi decenni rispetto ai vari portatori di handicap bisogna ammettere che sono stati fatti dei grossi passi avanti. Lentamente ma quasi inesorabilmente si sono aperti spazi e opportunità che fino a poco tempo fa erano impensabili. Sicuramente c’è ancora moltissimo da fare ma la società civile è diventata molto più empatica e disponibile a trovare e proporre nuove strade e nuove opportunità. Ma al di là delle soluzioni ormai codificate da ministeri e associazioni varie c’è sempre spazio per idee nuove e rivoluzionarie legate a iniziative di singole persone che hanno il vantaggio di affrontare il problema da un angolazione diversa dal normale e di poter pensare fuori dagli schemi. Questo è sicuramente il caso del centro Nalaga’at (Si prega di toccare) una realtà che racchiude un teatro, un caffè ed un ristorante, il tutto attivato e gestito da ciechi e sordomuti. Continua a leggere
Non è mai troppo tardi
Passeggiando sul lungomare di Tel Aviv o inoltrandosi un po più all’interno verso Ben Yehuda, Ibn Gvirol o Dizengoff è praticamente impossibile non imbattersi in Shmulik Leshed, un simpatico vecchietto vestito di stracci colorati intento a suonare una piccola fisarmonica, elemosinando qualche spicciolo ai passanti frettolosi. C’è un piccolo particolare che stavo per scordarmi di dirvi: Shmulik ha più di cent’anni…