Il regalo di Natale

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di Luciano Assin guida turistica per Israele

Una delle svariate epopee che precedettero la fondazione dello Stato d’Israele è menzionata nei libri di storia come Alià Bet traducibile in italiano come immigrazione illegale. Questa denominazione raccoglie diverse epoche, tutte comprese nel periodo del Mandato Britannico, ma quella per eccellenza si svolse dall’immediato dopoguerra fino alla proclamazione dello Stato ebraico. L’Alià Bet si svolse principalmente attraverso lo sbarco di piccole navi mercantili, vere  proprie carrette del mare, colme di profughi ebrei scampati alla Shoà e ansiosi di arrivare in Eretz Israel, il termine ebraico che denominava allora la palestina mandatoria. Si calcola che nel triennio 45-48 qualcosa come 84mila persone riuscirono a forzare il blocco navale inglese ed approdare sulle coste israeliane. La più famosa di tutte queste navi è sicuramente l’Exodus, ma la storia di oggi è dedicata ad una storia meno conosciuta ma svoltasi proprio in questo periodo e più precisamente nella notte di Natale del 1945.

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Cambiare il mondo

Luciano Assin Guida turistica in Israele

Il post di oggi è dedicato ad una canzone molto famosa in Israele, e anche se un pò datata, essendo stata scritta nel 1971, rimane sempre attuale.

La canzone si chiama “Ani ve ata” (io e te) e descrive in una maniera un po ingenua la forza dell’ottimismo, seppure leggermente velata da un mix di ironia e cinismo tipico dell’umorismo israeliano. L’autore, famosissimo in Israele, è Arik Einstein protagonista della scena culturale israeliana per diversi decenni fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2013. Navigando distrattamente nel web ho scoperto che la canzone ebbe una cover in italiano eseguita da un gruppo musicale mai sentito in precedenza, i Capsicum Red. Più che per la loro carriera, i Capsicum Red si ricordano per il fatto che il loro chitarrista, Red Canzian, è entrato a far parte dei Pooh come bassista, diventando così titolare di una carriera di enorme successo. I Capsicum Red, invece, nella loro breve esistenza, rimasero piuttosto in ombra. Eccovi la traduzione del testo originale in italiano;

 

Ani ve ata (io e te)

Io e te cambieremo il mondo

Io e te poi verranno gli altri

Lo hanno già detto prima

Non importa, io e te cambieremo il mondo

Io e te ci proveremo da capo

Se ci  andrà male, non importa non è terribile

Lo hanno già detto prima di me

Non importa, io e te cambieremo il mondo

Io e te cambieremo il mondo

Io e te poi verranno gli altri

Lo hanno già detto prima

Non importa, io e te cambieremo il mondo

Chi è l’uomo?

Fra pochi giorni comincierà il giorno dell’espiazione, Yom Kippur in ebraico. Una giornata in cui i fedeli digiuneranno per 25 ore astenendosi da cibo e bevande implorando il Signore di espiarli dai peccato commessi durante l’ultimo anno concedendoli un altro anno di esistenza e iscrivendoli nel Libro della Vita.

Per l’occasione vi propongo una versione musicale di una parte del Salmo 34 eseguita da una folk singer molto famosa in Israele: Hava Alberstein.

La traduzione del testo è la seguente:

Chi è l’uomo che desidera la vita e che brama lunghi giorni per poter gioire del bene?

Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra da parole bugiarde.

Allontanati dal male e fa’ il bene;cerca la pace e adoperati per essa.

Le stelle di San Lorenzo

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di Luciano Assin

guida turistica in Israele

In occasione della notte di San Lorenzo e delle stelle cadenti, voglio presentarvi questa canzone Yiddish pubblicata nel 1938 dal poeta ebreo polacco Lev Morgentoy. La canzone nacque come una poesia e venne solo in seguito musicata. Negli anni ’70 del secolo scorso la famosa cantante folk israeliana Hava Alberstein la fece tradurre in ebraico e la inserì in un disco di canzoni per bambini attraverso il quale raggiunse una certa notorietà.

Eccovi la versione originale in Yiddish 

Questo invece è un videoclip con la versione in ebraico

E questa è la traduzione:

 

L’ALBERO DELLE STELLE

Mio nonno possiede nel suo cortile un albero meraviglioso/ Non ce n’è un altro così al mondo mi dice

Non vi crescono frutti, tanto/i frutti alla fine marciscono

E’ un albero di stelle, che illuminano gli occhi/crescono e si sviluppano come se fossero in cielo

Quando gli si mostra una mela, grossa come un orso/lui coglie le sue stelle, che sono molto più belle

Una volta raccolte le stelle si dirige in città/ per venderle al mercato, 10 stelle per una lira

Accorrete gente, è la vostra occasione/le stelle sono a buon mercato e vivrete felici

E la gente attorno a lui ride e lo prende in giro/Nonno, non hai da venderci anche un pezzo di luna?

Tutti comprano, afferrano carote, ravanelli, riso/ ma un pugno di stelle, no grazie, non c’è bisogno

Il nonno gli guarda e il suo animo si emoziona/i vostri occhi sono ciechi e le orecchie sorde

Torna a casa con il suo cesto senza la minima tristezza/il tesoro è rimasto nelle sue mani, nelle loro i soldi

Mio nonno possiede nel suo cortile un albero meraviglioso

 

Buon ascolto e una buona visione di quante più stelle cadenti possibili

In perenne bilico fra la vita e la morte.

Domani sera inizierà la celebrazione del Yom Kippur (il giorno dell’espiazione), una giornata che prevede un digiuno di 25 ore senza cibo e bevande. E’ l’occasione per riflettere sulle nostre azioni compiute nell’anno appena trascorso e chiedere perdono al  prossimo per i peccati o gli sgarbi commessi nei loro confronti.

Secondo la tradizione ebraica i dieci giorni che trascorrono fra Rosh hashanà (il capodanno ebraico) e Yom Kippur vengono chiamati “i giorni terribili”. In questo periodo l’Onnipotente giudicherà ognuno di noi in base al nostro operato. La maggior parte di noi verrà iscritto nel Libro della Vita e vivrà un altro anno fino al prossimo giudizio, una parte più piccola ci abbandonerà.

In questo giorno di riflessione è consuetudine cantare un pyut, vale a dire un canto liturgico, di nome Unetaneh tokef kedushat ha yom, traducibile in “Proclamiamo ora la santità di questo giorno”.  Nel pyut sono catalogati tutti i modi in cui si può abbandonare questa valle di lacrime. Continua a leggere

Il Sabato del villaggio (Globale)

Stasera comincia lo Shabbath, il Sabato ebraico. Per chi lo osserva integralmente è una giornata di completo riposo: non si lavora, non si cucina, non si viaggia, niente tv, computer e radio e soprattutto niente telefonini!

Si sta a casa, si prega e si passa la maggior parte del tempo in famiglia. Chi lo osserva assicura che ti garantisce un relax assicuro e ti ricarica le batterie per la settimana a venire. L’isolamento forzato di questo periodo è l’occasione perfetta per controllare se lo Shabbath funzioni. Da stasera fino al tramonto di domani provate a limitare al minimo i contatti con l’esterno, per ritrovare voi stessi e il rapporto coi vostri familiari e i vostri amici Continua a leggere

Canta, che ti passa la paura (o la noia)

In questo clima da bollettino di guerra un piccolo pensiero di speranza e ottimismo dedicato soprattutto ai miei amici italiani, con cui ho trascorso fantastici ed emozionanti momenti in giro per Israele.
La canzone si chiama “Quando arriveremo” la traduzione della prima strofa è la seguente Continua a leggere

L’ospite

 

Continuiamo con il nostro viaggio alla scoperta della musica leggera israeliana. La canzone di oggi si chiama “Ha Oreach“, che tradotta in italiano significa l’ospite. Testo e musica dell’intramontabile Naomi Shemer, notissima compositrice ed esecutrice della musica leggera israeliana. L’ho scelta perchè mi è sempre piaciuto il senso dell’ospitalità, e qui assume dei valori così semplici e basilari che in un certo modo ne sono il concentrato. Continua a leggere

La lingua salvata

 

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Questa volta parleremo di Cenerentola, anzi già che ci siamo le Cenerentole di oggi saranno due. La prima sarebbe più esatto definirla una maestosa matrona un pò avanti con gli anni che ha conosciuto tempi migliori, ma grazie alla seconda, molto più giovane, spigliata, piena di energia e voglia di riuscire, sta lentamente uscendo dal suo torpore. Grazie alla giovane Jasmin Levy la nostra signora Ladino è in atto di rifarsi un look molto più al passo coi tempi, diventando così attraente e affascinante anche a chi  ignorava la sua secolare esistenza. Continua a leggere

Autunno

autunno

 

Nella religione ebraica in generale e in Israele in particolare l’autunno ha un significato particolare. Non è soltanto l’inizio di una nuova stagione ma quello di un nuovo anno. Anche un cantautore colto e raffinato come Guccini ne ha afferrato da tempo l’importanza; nella canzone dei dodici mesi recita: “Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età, dopo l’estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità… Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità…”. Questa sensazione particolare, molto tipica della cultura israeliana, ha sviluppato un filone musicale molto amato di canzoni dedicate a questa stagione. Continua a leggere