L’ho scritto già diverse volte, ma penso che sia sempre molto difficile per chi non abiti o abbia abitato in Israele capire quale veicolo sociale sia l’esercito. Zahal, l’acronimo in ebraico di Esercito di difesa israeliano, è ancora uno dei principali punti di aggregazione del paese, farne parte è visto come un merito e non come una punizione. Quella che da fuori è percepita come una macchina da guerra in realtà è un fattore fondamentale nella crescita dell’israeliano medio, e Adas Daniel, l’eroina di questa storia è un’ulteriore dimostrazione di come determinazione, coraggio e forza di volontà possano cambiare un destino a prima vista già segnato.
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Ottavo, non rubare.
Piccolo incipit prima di entrare nel contenuto vero e proprio del post di questa volta. In italiano il comandamento del “non rubare” risulta come settimo, ma se vogliamo essere pignoli e prendere il testo originale ebraico della Bibbia allora ci accorgeremo che Mosè, su ispirazione divina, lo mise all’ottavo posto. Leggere per credere.
Finita questa piccola introduzione entriamo nel vivo del racconto, per Israele una storia di ordinaria amministrazione, per i Samaritani la perdita di un patrimonio culturale e religioso di inestimabile valore. Continua a leggere
La casa stregata
Immagino che la maggioranza dei miei lettori ignori che la mia occupazione principale è quella di guida turistica, e come tale girando in lungo e in largo il paese ho avuto sempre l’occasione di scoprire cose nuove e interessanti al di fuori dei soliti siti standard, sempre belli e interessanti, per carità, ma un pò scontati per chi cerca ogni tanto di uscire dagli schemi e cercare “l’altra Israele”, nascosta e sconosciuta ai più e proprio per questo sorprendente e affascinante. Questa volta bisognerà muoversi verso la frontiera nord del paese, a pochi chilometri dal confine col Libano, in una cittadina di nome Shlomi per cercare la casa stregata (o dipinta). Arrivarci non è per niente facile e non sempre il waze aiuta in questi casi, ed è proprio per questo che non voglio darvi le precise indicazioni visto che penso che in casi del genere bisogna sudare un pò per guadagnarsi questa piccola perla di arte naif frutto del pennello di Afia Zacharia. Continua a leggere
Orme sulla sabbia
C’è solo la strada
In Israele si sa si può mangiare qualsiasi cosa in qualsiasi orario, una delle ragioni per cui l’israeliano medio è perennemente in sovrappeso, ma al di là dei classici fallafel e shawarma il mondo locale del cibo da strada riserva altre possibilità, la maggior parte delle quali ignote ai più. Non dimentichiamoci che Israele è un crogiolo di etnie e come tale pieno di proposte gastronomiche molte volte sconosciute. Vale la pena quindi di affrontare i meandri del mondo culinario israeliano, non ristoranti più o meno conosciuti, ma anonimi baracchini per scoprire il vero gusto del palato israeliano. Non sempre eccezionale ma sicuramente autentico. Buon appetito. Continua a leggere
La festa delle feste
A Haifa si è appena aperto “la festa della feste”, l’annuale festival che celebra le feste invernali delle tre grandi religioni monoteiste: il Natale cristiano, Hanukka ebraica e Id el Hatra, la festa del sacrificio musulmana. Il festival, che si protrae per tutto il mese di Dicembre ha lo scopo dichiarato di promuovere l’avvicinamento fra le varie religioni e favorire la reciproca tolleranza. Non e’ un caso che la festa si svolga a Haifa, una città dove la popolazione è molto eterogenea ed esiste una considerevole minoranza araba.
Come ogni festival che si rispetti anche in questo il calendario degli avvenimenti è ricco ma scontato: concerti liturgici, musica pop e rock (araba ed israeliana), spettacoli teatrali al chiuso e all’aperto, mostre artistiche e conferenze. La differenza fondamentale che contraddistingue la Festa delle feste da tutti gli altri eventi è l’atmosfera veramente unica che si respira nelle strade.
I due punti principali dove girare, mescolarsi con la gente e godersi in modo spensierato un pò di sana e pacifica convivenza sono la zona della “colonia tedesca” e il quartiere arabo di “wadi nisnas” distante pochi minuti di cammino l’uno dall’altro. L’albero di Natale si mescola con il candelabro della hannukia’, Babbo Natale gira indisturbato sullo sfondo di minareti e moschee e su tutti domina incontrastato l’unico Dio rispettato da tutti i credi: il cibo. Che sia chiaro: chi ha qualche problema di linea e qualche etto di troppo non ha nessuna chance di uscire indenne da questa mitragliata ininterrotta di carni alla brace, fallafel, dolciumi, caldarroste, pannocchie di mais, humus, pite druse ripiene di labane (una specie di formaggio caprino) e zatar e altro ancora.
Bisogna quindi rassegnarsi e concentrarsi sulla marea umana che invade le stradine ed i vicoli della zona cercando di individuare le diverse tipologie: zabarim, ebrei russi, arabi cristiani e musulmani, ebrei ortodossi, etiopi e quant’altro ancora. Chissà se dopo questo piccolo sforzo antropologico e sociologico al tempo stesso non ci si accorga di quanto le differenze in fondo siano molto minori di quanto siamo portati a pensare.
E mentre giro per le bancarelle gradualmente comincio a pensare a Haifa in un modo diverso: Haifa “la rossa” dove un tempo il movimento laburista ne era il padrone incontrastato, la citta’ dove si trova la “Carmelit” la cosa piu’ simile a quello che si possa definire metropolitana in Israele, Haifa dove i mezzi pubblici funzionano anche di Sabato, cosa impensabile anche a Tel Aviv la città laica per eccellenza del paese, Haifa con la vista mozzafiato del suo golfo e del porto dalla cima del Carmelo, Haifa la sede del santuario della religione Baha’i e dei suoi magnifici giardini pensili. Haifa sorniona, un laboratorio sociale dove in silenzio, senza tanti proclami sta forse vincendo la grande sfida a cui tutta Israele e’ chiamata ad affrontare: creare un modello di vita pacifico dove ci sia posto per tutti e dove ognuno sia in grado di rispettare e onorare le differenze del suo prossimo.
Fummo schiavi in America
Cosa puo’ spingere determinati individui a cambiare di punto in bianco il loro passato, il loro credo, la propria cultura per intraprendere una strada sconosciuta, irrazionale e costellata di difficolta’ a prima vista insormontabili? Se per noi ebrei e’ molto difficile accettare il fatto che un non ebreo sia cosi’ motivato da voler far parte a tutti i costi di un popolo cosi ricco di una storia di persecuzioni e intolleranza nei suoi confronti, cosa dovremmo dire se chi vuole farne parte e’ in aggiunta anche un uomo di colore? Continua a leggere
Gli Adighi, i nobili guerrieri del Caucaso
Sono musulmani ma non sono arabi. Scrivono con caratteri cirillici. Pregano in arabo. Parlano l’ebraico e l’arabo, ma la loro lingua madre è di origine caucasica. Di oltre sei milioni di individui solo 4 mila vivono in Israele. Continua a leggere
Il numero chiuso
Nel 1167 Beniamino da Tudela, uno dei più famosi viaggiatori della storia ebraica, arrivato nella città di Sidone, nel sud dell’attuale Libano, documenta per la prima volta l’esistenza di un popolo fino ad allora sconosciuto nel mondo occidentale: “un popolo che dimora nei monti, crede nella reincarnazione delle anime ed ama gli ebrei: un popolo chiamato drusi”. Continua a leggere