Cambiare il mondo

Luciano Assin Guida turistica in Israele

Il post di oggi è dedicato ad una canzone molto famosa in Israele, e anche se un pò datata, essendo stata scritta nel 1971, rimane sempre attuale.

La canzone si chiama “Ani ve ata” (io e te) e descrive in una maniera un po ingenua la forza dell’ottimismo, seppure leggermente velata da un mix di ironia e cinismo tipico dell’umorismo israeliano. L’autore, famosissimo in Israele, è Arik Einstein protagonista della scena culturale israeliana per diversi decenni fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2013. Navigando distrattamente nel web ho scoperto che la canzone ebbe una cover in italiano eseguita da un gruppo musicale mai sentito in precedenza, i Capsicum Red. Più che per la loro carriera, i Capsicum Red si ricordano per il fatto che il loro chitarrista, Red Canzian, è entrato a far parte dei Pooh come bassista, diventando così titolare di una carriera di enorme successo. I Capsicum Red, invece, nella loro breve esistenza, rimasero piuttosto in ombra. Eccovi la traduzione del testo originale in italiano;

 

Ani ve ata (io e te)

Io e te cambieremo il mondo

Io e te poi verranno gli altri

Lo hanno già detto prima

Non importa, io e te cambieremo il mondo

Io e te ci proveremo da capo

Se ci  andrà male, non importa non è terribile

Lo hanno già detto prima di me

Non importa, io e te cambieremo il mondo

Io e te cambieremo il mondo

Io e te poi verranno gli altri

Lo hanno già detto prima

Non importa, io e te cambieremo il mondo

La Sacra Sindrome

 

DI LUCIANO ASSIN

GUIDA TURISTICA PER ISRAELE

Gira perennemente scalzo, vestito con un saio bianco e con in spalla una coperta di lana, anch’essa bianca. Ha capelli lunghi e incolti, così come la barba ed i baffi. Lo si può incontrare facilmente nel quartiere cristiano della città vecchia di Gerusalemme o ancora meglio all’interno della chiesa del Santo Sepolcro. Non ha discepoli come Gesù e non è neppure originario di Nazareth, anche se avvistandolo per la prima volta ti da proprio l’impressione di avercelo davanti. Continua a leggere

La panchina dell’amore

DI LUCIANO ASSIN

GUIDA TURISTICA PER ISRAELE

Quej cont on cervell ristrett
Pensen che ‘sti panchett
Che vedom per i strad
Hinn miss lì domà
Per fà settà giò i disgraziaa
Ma però l’è minga inscì
Se propi devi dì
Perché i hann sistemaa:
L’è per fà settà
I moros che voeuren limonà

E’ l’inizio della versione in milanese di una bellissima canzone di George Brassens “Les amoreux sur le bancs pubblic” tradotta da Nanni Svampa in “I panchett“. Per la traduzione cavatevela da soli.

Tutto questo mi è venuto in mente quando sono venuto a conoscenza del fatto che Itamar Tal, un noto artista israeliano, abbia avuto una bella ed originale idea legata propria alle panchine e agli innamorati. Nel bel mezzo di Tel Aviv infatti, e più precisamente nella frequentatissima via pedonale Nahalat Binyamin, Itamar incontra ogni martedì pomeriggio chiunque sia alla ricerca di un’anima modella. In quelle poche ore si trasforma in un matchmaker, un combinatore di matrimoni. O se preferite di solidi legami sentimentali.

Per Itamar si tratta quasi di una missione, lo fa volontariamente, senza richiedere nessun compenso finanziario o di altro tipo. Dal suo punto di vista il contatto personale è fondamentale per cercare di individuare il partner ideale. “Ogni pentola ha il suo coperchio” recita un detto ebraico, e Itamar è l’addetto al controllo qualità del reparto vasellame e amore. Se la missione riesce tutto quello che chiede è di passare il favore a qualcun altro, non necessariamente un altro matrimonio, basta un gesto gentile, una donazione, in ogni caso qualcosa fatta col cuore.  

Per l’ebraismo chi riesce a combinare tre matrimoni ha il posto in Paradiso assicurato. Una buona ragione per scegliere anche noi una panchina dove intrattenere le persone.

L’amore al tempo del Corona

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E ti vestirai di bianco

Questa sera comincia Tu beAv, l’equivalente ebraico della festa degli innamorati. Le origini di questa celebrazioni sono bibliche (libro dei Giudici cap.21, versetti 19-23) dove si parla per la prima volta di giovani e illibate fanciulle danzanti e vestite di bianco girare fra le vigne della contea di Giuda. In un testo talmudico il contesto è ancora più esplicito: “Non ci sono mai stati giorni più gioiosi di Tu beAv, quando le figlie di Gerusalemme uscivano vestite di abiti bianchi presi in prestito, per non destare vergogna in chi non lo aveva, per ballare fra le vigne. E cosi dicevano: guarda in giro ragazzo, guarda e scegli bene, ma non pensare solo alla bellezza, bensì alla famiglia”.Per una ricorrenza del genere niente di meglio di “Ti vestirai di bianco”, un classico della canzone israeliana per quanto riguarda le cerimonie matrimoniali. La canzone è stata composta da Noemi Shemer uno dei mostri sacri della musica leggera israeliana.

Ti vestirai di bianco

Quest’estate ti vestirai di bianco/e penserai pensieri chiari/forse riceverai una lettera d’amore/e forse indiremo nuove elezioni. tu mi eleggerai/ io ti eleggerò/ insieme formeremo la maggioranza/se quest’estate ti vestirai di bianco/ e pregherai per il meglio.

Colgo l’occasione per porgere i miei migliori auguri a Tom e Omer, una giovane coppia di Sasa che si sono sposati giusto ieri sera. Tom la conosco da quando era bambina e fa una certa impressione e molta emozione vedere questi ragazzini crescere, maturare e sposarsi.

Per tutte le gentili lettrici del mio blog c’è tempo fino a stasera per vestirsi di bianco e girare fra le vigne (o le osterie) del proprio paese. Chi ha già un amore sereno e soddisfacente rafforzerà il suo legame, e per chi è in cerca di qualcosa di nuovo oggi è serata di luna piena, niente di più romantico per farsi rapire, almeno per una notte.

Hag Sameach

C’era una volta il cinema (egiziano)

סרט ערבי

Fine anni ’70, in Israele esiste ancora un unico canale televisivo, ed ogni venerdì pomeriggio viene trasmesso in lingua originale un film proveniente dal più acerrimo nemico del momento: l’Egitto. Un’inesplicabile contraddizione? No, solo uno dei tanti tasselli del variegato caleidoscopio che è la società israeliana.

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FALAFEL DAY

Si è concluso qualche giorno fa, e più esattamente il 12 giugno, il Falafel day, avvenimento che inspiegabilmente non ha ricevuto la copertura mediatica che meriterebbe. In Italia queste polpette di ceci (o fave) fritte nell’olio sono poco conosciute e, lasciatemelo dire, anche non tanto buone, in Israele invece sono uno dei capisaldi dello street food del paese. Continua a leggere

Un tatuaggio è per sempre

Siamo ai tempi del Covid 19. Rimanere chiusi in casa è un obbligo e il tempo passa lentamente, improvvisamente ci accorgiamo di quanto le piccole abitudini quotidiane siano così importanti per un animale sociale come l’uomo.. Il caffè con gli amici, gli abbracci, le pacche sulle spalle, tutti questi piccoli gesti quotidiani sono diventati improvvisamente pericolosi e nocivi. In questo assurdo capovolgimento di fronte ognuno si arrangia come può, c’è chi cucina, chi mette a posto la casa, guarda la TV ecc. Io preferisco l’evasione. Continua a leggere

Il Sabato del villaggio (Globale)

Stasera comincia lo Shabbath, il Sabato ebraico. Per chi lo osserva integralmente è una giornata di completo riposo: non si lavora, non si cucina, non si viaggia, niente tv, computer e radio e soprattutto niente telefonini!

Si sta a casa, si prega e si passa la maggior parte del tempo in famiglia. Chi lo osserva assicura che ti garantisce un relax assicuro e ti ricarica le batterie per la settimana a venire. L’isolamento forzato di questo periodo è l’occasione perfetta per controllare se lo Shabbath funzioni. Da stasera fino al tramonto di domani provate a limitare al minimo i contatti con l’esterno, per ritrovare voi stessi e il rapporto coi vostri familiari e i vostri amici Continua a leggere

Canta, che ti passa la paura (o la noia)

In questo clima da bollettino di guerra un piccolo pensiero di speranza e ottimismo dedicato soprattutto ai miei amici italiani, con cui ho trascorso fantastici ed emozionanti momenti in giro per Israele.
La canzone si chiama “Quando arriveremo” la traduzione della prima strofa è la seguente Continua a leggere

Scende la pioggia

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti.

La pioggia nel pineto. Gabriele D’Annunzio

In Israele sta piovendo, e molto. Molto di più degli ultimi anni, e in un paese dove la stagione delle piogge è limitata fra novembre e marzo-aprile, ogni goccia di pioggia ha una valenza enorme e si porta dietro tutta una serie di costumi tipici di questo paese. Continua a leggere