E la terra si placherà


Domani sera, 27/4/20 comincerà in Israele Yom haZikaron, la giornata del ricordo. E’ la giornata in cui si ricordano tutti i caduti, civili e militari, che hanno contribuito alla nascita e all’esistenza dello Stato d’Israele. A tutt’oggi il numero dei caduti è di 23.816 persone. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la data d’inizio di questo triste calcolo non è direttamente collegata alla dichiarazione d’Indipendenza del 14/5/1948 ma è molto più anteriore. Per definizione la prima vittima legata ad atti di terrorismo contro gli ebrei dell’allora Impero Ottomano è considerata Aron Hersheld, assassinato il 1 gennaio 1873.

Quest’anno, come in tantissime altre cose, il Covid 19 ha scombussolato letteralmente le numerose tradizioni legate a questa giornata così particolare. La principale è che, per la prima volta in assoluto, ci sarà la chiusura totale dei cimiteri di guerra, dove proprio in questa occasione c’è sempre un’enorme affluenza di familiari, commilitoni e amici dei caduti. Ci sarà soltanto un picchetto d’onore composto da pochi soldati. La chiusura è dettata dalla volontà di limitare un possibile contagio, anche se è chiaro a tutti che il divieto non verrà applicato alla lettera e chi sentirà la necessità di presenziare personalmente sulla tomba di un suo caro non verrà colpito da nessuna sanzione.

Ho già scritto diverse volte a riguardo dei numerosi significati che Yon haZikaron e Yom haAzmaut rappresentano per la società israeliana, ma le sfaccettature sono così numerose che è sempre possibile aggiungere qualcosa di nuova senza doversi mai ripetere. Questa volta ho scelto di pubblicare una famosa poesia di Nathan Alterman, “Il vassoio d’argento”, un testo che viene immancabilmente letto durante le cerimonie in ricordo dei caduti durante le guerre, gli addestramenti, attentati terroristici ed operazioni segrete.  Il vassoio d’argento fu pubblicata per la prima volta nel dicembre del 1947 e diventò immediatamente il simbolo dell’appena iniziata Guerra d’indipendenza, la più sanguinosa fra tutte quelle combattute. Basti pensare che su una popolazione di 600 mila abitanti vi furono oltre 6 mila caduti, l’uno per cento della popolazione. Fatte le dovute proporzioni un conflitto del genere sarebbe costato oggi all’Italia oltre 600 mila morti.

Il vassoio d’argento

E la terra si placherà

L’occhio arrossato del cielo

Scorrerà lentamente su confini fumanti

Ed una nazione starà, ferita ma viva

Ad accogliere il miracolo, unico e solo.

Si preparerà alla cerimonia al sorgere dell’alba

Vestita di festa e di dolore

Allora si faranno innanzi un giovane ed una fanciulla

E lentamente cammineranno verso la nazione.

Vestiti di sabbia, giberna e scarponi

Saliranno dal sentiero camminando in silenzio

Non hanno cambiato gli abiti ne hanno cancellato/i segni della dura giornata e della notte di fuoco.

Stanchi, infinitamente stanchi, stillanti rugiada di giovinezza ebraica

Immobili serviranno il loro sangue/senza dar segno di essere morti o vivi.

Allora chiederà la Nazione silenziosa e stupita/”Chi siete”?

E loro in silenzio risponderanno

”Noi siamo il vassoio d’argento sul quale ti è dato servito lo Stato ebraico”.

Così diranno e cadranno ai loro piedi, avvolti nell’ombra

Ed il resto verrà narrato nella storia d’Israele.

Sia il loro ricordo benedetto.

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