Il Gran Canyon


Come ogni paese che si rispetti anche Israele ha il suo particolare stile di vita ed i suoi luoghi dedicati allo svago e al tempo libero. Ma invece dei parchi, del mare o di altre amenità del genere a cui si potrebbe pensare, soprattutto pensando ad un paese dove l’inverno dura a malapena tre mesi,l’israeliano medio si è costruito un altra alternativa che gli permette di trascorrere qualche ora fuori di casa con tutta la famigliola, amati pargoli compresi: il canion.

Il canìon in questione (con l’accento sulla i) non è quella fantastica meraviglia naturale scavata dal fiume Colorado ne qualsiasi altra fenditura naturale frutto di erosioni eoliche o idriche. Il canion israeliano non è altro che l’equivalente del centro commerciale italiano, con la differenza dell’enorme ruolo di costume che ha assunto nel paese. Il canion è ormai da tempo un laboratorio sociale, economico e antropologico al tempo stesso, dove con un pò di attenzione è possibile capire in pochi minuti l’essenza dell’israelianesimo.

I primi centri commerciali degni di questo nome sono spuntati verso la fine degli anni ’90, importati come la maggior parte delle novità commerciali dagli USA. Ma mentre in molti paesi, Stati Uniti compresi, il loro numero si sta riducendo, in Israele non si vede all’orizzonte la fine di questi  fagocitatori di essere umani e dei loro portafogli.

Attualmente si calcola che ne esistano più di 300 a fronte di una popolazione di oltre otto milioni di anime, se si calcola la superficie espositiva ogni israeliano fruisce di 1,2 metri quadri di negozio, una proporzione che non esiste in nessun altro paese occidentale. In pochi anni il loro numero è raddoppiato molto di più dell’aumento della popolazione.

Una così grande concentrazione di questi centri commerciali influisce non poco sul tessuto urbano delle città. I negozi classici hanno difficoltà a reggere il passo e lentamente ma inesorabilmente chiudono i battenti lasciando il posto ad esercizi meno attrattivi, incoraggiando così i consumatori ad emigrare verso queste isole felici del consumismo.

Il canion è diventato da tempo la soluzione ideale per lo svago familiare: negozi, cinema, supermercato, angolo giochi per bambini e fast food di tutti i tipi sono la formula che soddisfa praticamente tutti. Per l’italiano medio il concept israeliano assomiglia più ad una bolgia infernale che ad un luogo dove godersi qualche minuto di meritato riposo. L’aria condizionata da ibernazione, l'”allegro” frastuono di quei piccoli diavoletti a cui nessun genitore è in grado di dire no, il viavai dei passanti intenti a informarti dei loro più delicati affari privati tramite le imperdibili telefonate, urti e spintonate varie fanno impallidire i vari gironi dell’inferno dantesco rendendolo un innocuo parco giochi per adulti.

L’unica soluzione leggermente accettabile è quella di sedersi ad un tavolino degli innumerevoli caffè e scrutare l’immenso panorama umano che passa sotto i vostri occhi. Il soldatino appena 20nne che gira col mitra d’ordinanza, la coppia di russi attempata che ancora si porta dietro i rimasugli di quell’Unione Sovietica che hanno abbandonato da decenni ma che si porteranno dietro sino alla morte, un bellissimo ragazzo palestrato che potrebbe benissimo essere un gay, la Milf israeliana che ancora rifiuta il suo stato di over quaranta e gira con improbabili tatuaggi sulla spalla scoperta, il religioso, “light” o ortodosso, in cerca di qualche articolo casalingo e così via.

Un discorso a parte merita la componente araba del paese. A Carmiel, una delle città più vicine a dove abito,  il Mall locale è forse l’esempio più lampante di come la migliore convivenza possibile passi attraverso l’economia e l’innalzamento del tenore di vità. Girando fra i negozi non solo la maggior parte della clientela è araba, ma praticamente quasi tutte le commesse. Sono inconfondibili, non solo da quel modo di vestire leggermente più vistoso del normale, ma soprattutto per il loro accento, Per quanto si possa sforzare, l’arabo non è in grado di pronunciare la P che si trasforma inesorabilmente in una B. I pantaloni rimarranno sempre “bantaloni” e la Peugeot sarà inesorabilmente una Beugeot. Ma poco importa, le commesse, gentili e sorridenti, come le loro colleghe ebree, riusciranno sempre a convincerti che il bantalone di due misure più grandi, ti sta a pennello, al massimo con qualche piccolo ritocco, a spese tue chiaramente, farai il tuo figurone. E poi c’è sempre il Sale, il 3×2, lo sconticino.

Tanto che importa, alla fine sarà sempre tua moglie che deciderà cosa vestire, dove e quando.

Un pensiero su “Il Gran Canyon

  1. Non c’è molta differenza con l’Italia…a parte le commesse, che non sempre sono gentili!!! Una cosa mi ha stupito: in tre settimane in cui sono stata in Israele, ero rimasta piacevolmente stupita dall’educazione, anche da parte dei giovani e, soprattutto, dei bambini. Ricordo che al ritorno in Italia, dopo mezz’ora, dissi al mio compagno: riportami indietro!!! 😂

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