DURE ACCUSE DI CORRUZIONE PER NETANYAHU. ISRAELE A UNA SVOLTA.


 

Quando il premier israeliano Beniamin Netanyahu ha iniziato il suo discorso in diretta televisiva in prime time è sembrato per qualche minuto di assistere ad una drammatica ma necessaria svolta politica della sua carriera e del futuro dello stato ebraico.

Il discorso del primo ministro era inevitabile visto che entro pochi minuti la polizia israeliana avrebbe pubblicato gli esiti dell’inchiesta durata numerosi mesi nei confronti di Bibi. Un’inchiesta che terminava con la decisione da parte degli inquirenti di accusare Netanyahu di corruzione e abuso di fiducia e di trasmettere i risultati di due inchieste separate all’autorità giudiziaria.

La prima parte del discorso era pacata, Nethanyau ha cominciato ad elencare i suoi numerosi meriti nel campo militare, economico e politico, cercando di dare l’impressione di uno statista di grande spessore, e non quella di un uomo politico costretto a barcamenarsi fra la conduzione di una coalizione riottosa e questa decisiva battaglia giudiziaria che potrebbe portarlo in carcere per numerosi anni.

Ma dopo questa prima parte caratterizzata da un tono sobrio e ufficiale, il cui seguito naturale era di annunciare le sue dimissioni per impegnarsi in una lotta legale che lo terrà impiegato probabilmente per qualche anno, Bibi ha continuato a sfidare le istituzioni come aveva fatto fino ad ora.

Di punto in bianco il tono è cambiato e Bibi ha cominciato a sbottare ripetendo la litania che accompagna le sue dichiarazioni a proposito delle accuse a suo carico. Esiste un complotto il cui unico scopo è quello di spodestarmi dalla mia carica con mezzi antidemocratici. La polizia, la magistratura, la televisione e la stampa si sono unite con l’unico scopo di togliermi il mandato politico ricevuto tramite regolari elezioni democratiche. “Non ci sarà niente perchè non c’è niente” è stata da sempre la principale linea di difesa del premier. Ma ora che la polizia ha deciso di presentare i capi di accusa Netanyahu ha alzato il tiro.

Il premier israeliano si dovrà difendere da due capi d’accusa derivate da due inchieste separate. Nella prima è accusato di aver ricevuto doni del valore di qualcosa come 250mila euro da un potente uomo d’affari in cambio di importanti favoreggiamenti a beneficio dei suoi interessi economici. Nella seconda inchiesta è chiamato a rispondere dell’accusa di corruzione, avendo avuto dei colloqui privati con l’editore di Yediot Hahronot, il principale quotidiano israeliano. Colloqui nei quali secondo le testimonianze acquisite, i due avrebbero cercato di arrivare ad un accordo che doveva limitare l’influenza del principale concorrente di Yediot in cambio di articoli con una linea più “morbida” e meno critica nei confronti del premier israeliano.

Per il momento il governo non dà segno di cedimento, tutti sanno che senza Bibi il Likud si troverebbe ad affrontare una guerra di successione lunga e sanguinosa. Il premier israeliano si è sempre fatto carico di eliminare o allontanare tutte le personalità politiche che potevano in qualche maniera minacciarne la sua stabilità e il suo futuro politico. Il risultato attuale è che Netanyahu si trova circondato da uno stuolo di personaggi mediocri e inetti, impazienti di dargli sempre ragione e mai contraddirlo.

In questo momento non solo il mondo politico, ma tutto il paese si trovano in una pericolosa situazione di stallo. Il capo della procura, Avihai Mandelblit, deciderà probabilmente solo verso novembre se dare il nulla osta ad un provvedimento giudiziario nei confronti del leader del Likud. Mandelblit è considerato da tutti un uomo onesto, incorruttibile e capace di tenere testa alle enormi pressioni politiche a cui sarà sottoposto in tutto questo periodo. Sia da destra che da sinistra.

Per il primo ministro israeliano l’autentica beffa del destino deriva dal fatto che sia il capo della procura, sia il capo della polizia, erano nomine sue personali. Mandelblit era stato per numerosi anni uno dei suoi più stretti collaboratori, mentre Ronny Alsheh era stato prelevato dai servizi segreti giocando sulla sbagliata previsione di aver scelto un personaggio più malleabile.

Fino ad oggi Netanyahu si è ampiamente meritato il soppranome di “mago” che ha sempre accompagnato la sua carriera politica. La svolta di questi giorni appare come un punto di non ritorno e l’inizio del suo declino. Sicuramente la polizia ha analizzato nei minimi dettagli le prove che dovrà presentare per sostenere i capi d’accusa, soprattutto quando si parla di incriminare un primo ministro in carica.

Nonostante non abbia nessuna simpatia nei confronti di chi ha governato il paese in questo ultimo decennio, preferirei di gran lunga una soluzione onorevole nella quale in cambio delle sue dimissioni Mandelblit gli offrisse un non luogo a procedere salvandolo da una fine ignominiosa della sua lunga e brillante carriera politica.

E’ ormai giunto il momento di separarci da un premier che da tempo ha dimenticato di gestire in maniera moralmente onesta gli interessi dei suoi concittadini e del suo paese.

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