Correva l’anno 1260, per l’esattezza era il 3 settembre e le sorgenti di Ein Jalud (fonti di Golia in italiano), generalmente attorniate da un clima pastorale si trasformarono improvvisamente nel teatro di una decisiva ed epocale battaglia fra il mondo musulmano ed un nuovo nemico ancora più temibile dei Franchi d’oltremare. Il nemico da sconfiggere sono i mongoli, in meno di quattro anni hanno messo a ferro e fuoco la Persia, conquistato Bagdad, Aleppo e Damasco. Il loro obiettivo finale? Il Cairo. La loro avanzata sembra inarrestabile e le sorgenti di Golia dovrebbero essere un’altra insignificante tappa verso la conquista della capitale egiziana, ma c’è chi la pensa diversamente e sta per cambiare le sorti della storia, il suo nome èal-Malik al-Ẓāhir Rukn al-Dīn Baybars al-ʿAlāʾī al-Bunduqdārī , ma per tutti è meglio conosciuto come Baybars.
Baybars partecipa alla battaglia come uno dei comandanti dell’esercito, ma già nello stesso anno diviene il quarto Sultano mamelucco a regnare sull’Egitto e sulla Siria. Alla fine del suo regno il Sultano verrà ricordato come uno dei più grandi condottieri della storia musulmana, responsabile fra l’altro della cacciata di gran parte della presenza crociata in Terra Santa.
Come tutti i mamelucchi gli esordi di Baybars non sono dei più promettenti, a 14 anni viene venduto come schiavo per un prezzo inferiore a quello di mercato a causa dei suoi occhi azzurri, allora considerati un difetto e non un pregio. Come tutti i mamelucchi anche il giovane schiavo viene convertito a forza all’Islam e inquadrato nell’esercito ayyubide.
Le indiscusse doti militari sono uno dei punti di forza di tutte le popolazioni da cui venivano attinte le nuove leve, e anche Baybars non è da meno. In diverse occasioni si distingue per il suo comportamento e il suo coraggio scalando così i vari gradi dell’esercito.
Con Baybars prese a strutturarsi quel particolare tipo di Stato militare che fu il Sultanato mamelucco e, fedele alla sua indole bellicosa, il nuovo Sultano non perse tempo a restaurare, a partire dal 1261, le città del meridione siriano devastate dai Mongoli.
Per evitare ritorni di fiamma mongoli, Baybars si adoperò per il rafforzamento delle difese mamelucche, dando nuovo impulso alla cantieristica navale e migliorando il servizio di posta (barīd), che fungeva anche da organismo di controspionaggio.
Nel 1265 Baybars, radunato un forte esercito, si slanciò contro ciò che sopravviveva degli Stati crociati. Fino al 1271 le azioni belliche si susseguirono quasi senza requie, facendogli conquistare il castellio di Atlit (oggi base del commando militare forza 13). Venne poi il turno di Arsuf e l’anno dopo di Zfat. Nel 1268 caddero Giagga e il castello di Beaufort, di fronte a Tiro. In tutto organizzò 38 campagne militari, gran parte delle quali condotte di persona.
La fama di Campione dell’Islam non fu dovuta solo alle sue campagne militari, fu molto attivo anche in campo civile costruendo ponti, acquedotti, canali, porti, scuole coraniche e moschee. La fortezza di Nimrod, una delle più belle da lui ampliate e restaurate che si trova al nord delle alture del Golan merita senz’altro una visita.
Baybars si dotò anche di uno stemma araldico: un leone (c’è chi dice un ghepardo) che gioca con un topolino. Il suo stemma è chiaramente visibile all’ingresso della porta dei leoni nella città vecchia di Gerusalemme. Il Sultano morì nel 1277 all’età di 55 anni. Le cause della morte dell’ex schiavo non sono mai state chiarite. E’ accertato che il Sultano ingerì una bevanda avvelenata che probabilmente era stata preparata da Baybars stesso per eliminare un suo pericoloso concorrente, sapete, gli incerti del mestiere.
Al di là degli innumerevoli risultati che conseguì durante il suo regno, il Sultano mamelucco è una impressionante parabola della storia di un giovane schiavo che riuscì a scalare in brevissimo tempo le leve del potere fino a conquistare il potere assoluto e poi perderlo per un banale incidente di percorso. Lucrezia Borgia era ancora al di là da venire.
Pingback: La guida dei perplessi | L'altra Israele