Storia di corni ma non di corna


Di Luciano Assin

GUIDA TURISTICA in Israele

Il 4 luglio è una data importante, anzi fondamentale, non perchè sia la data dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America, sebbene anche questo avvenimento non sia certo un fatto di poco conto, ma per una battaglia che segnò una svolta drammatica nella tormentata storia di queste langhe, la battaglia dei corni di Hittin. Certo di farvi un inaspettato favore eccovi la cronaca degli avvenimenti che segnarono la fine del primo regno crociato,  il Regno di Gerusalemme, che nonostante fosse durato poco meno di un secolo, segnò in modo indelebile i rapporti fra i Franchi, vale a dire tutti gli occidentali, e l’Islam.

La battaglia di Hittin, così come altri episodi simili, è importante soprattutto se si riesce a capire i rapporti di forza all’interno delle varie fazioni e scoprire che come sempre sono i rancori, le ambizioni e gli interessi personali i fattori che decidono i grandi cambiamenti storici.

Lo sfondo politico ed i rapporti di forza esistenti prima della fatidica battaglia erano i seguenti. Da una parte i crociati rappresentati dal Re Guido di Lusignano, Raimondo III conte di Tripoli,un aristocratico crociato votato ad un atteggiamento di prudenza nei confronti dei saraceni, Rinaldo di Chatillon, principe consorte d’Antiochia e signore d’Oltregiordano, avventuriero senza scrupoli e per certi versi un parvenu meritevole dei suoi titoli solo perchè riuscitosi a sposare con donne più altolocate di lui.

Nel campo avverso troviamo la leggendaria figura di Salah el din, traducibile come “il restauratore della religione”, meglio conosciuto in Italia come il “feroce Saladino”, un’introvabile figurina da  collezione appartenente ad una campagna pubblicitaria della Perugina. Giusto per restare in tema per le cronache storiche di allora il feroce Saladino era più che magnanimo e risparmiò la vita a molti nemici fatti da lui prigionieri.

La forza del Saladino, combattente di origine curda, fu quella di riuscire a unificare tutte le forze musulmane fino ad alllora divise e frazionate e poco propense a collaborare. E proprio questa unità e coordinazione fu il fattore che mancò ai crociati. La situazione di allora era tale che i rapporti di forza fra Franchi e musulmani si basavano su una serie di tregue armate che potevano durare, a seconda dei casi, fino a dieci anni. Ma mentre la parte più moderata delle forze cristiane ormai adattatasi alla situazione, viveva questa realtà come il minore dei mali e l’unico metodo per riuscire a ridurre al minimo gli attriti fra le due fazioni, le nuove leve provenienti dall’Europa, molto più impazienti di menare le mani, interpretavano un comportamento del genere come segno di debolezza.

Rinaldo di Chatillon non era certo l’unico, ma in quel determinato periodo fu il catalizzatore che condusse le forze in campo alla battaglia. Al di là delle sue continue scorribande palesemente in violazione con gli accordi presi dal re e dai vari feudatari, Rinaldo si sentiva autorizzato a saccheggiare impunemente le carovane che attraversavano il territorio crociato. Ma la sua colpa peggiore, almeno dal punto di vista strategico, fu quella di colpire il confine sud del regno di Gerusalemme, minacciando di fatto le città santa di Mecca e Medina.

Un pericolo del genere fu il classico casus belli che accellerò le intenzioni arabe di sbarazzarsi definitivamente della presenza degli indesiderati infedeli. Il Saladino per obbligare i crociati ad affrontarlo in campo aperto mise sotto assedio la fortezza di Tiberiade, dove si trovava la moglie di Raimondo, Eschiva, sicuro di un intervento cavalleresco delle forze cristiane.

E così fu, nonostante la cautela proposta dallo stesso Raimondo, contrario ad uno scontro in campo aperto, il partito oltranzista ebbe la meglio, e dopo una marcia durata tre giorni, le forze crociate si trovarono senza acqua e sotto un caldo cocente in una piana di origine vulcanica che diventò per loro un vero e proprio inferno di fuoco. La mossa principale del generale curdo fu quella di dare fuoco alle aride stoppie dei campi, le fiamme ed il fumo misero in ginocchio le forze cristiane, già assetate e stremate da una estenuante marcia allo scoperto.

Nonostante i disperati tentativi di rompere l’accerchiamento ed arrivare in luogo più sicuro e soprattutto vicino a una sorgente d’acqua, la forza crociata venne sterminata perdendo fra morti e prigionieri 16mila uomini dei 20mila presenti sul campo. La disfatta fu tale che anche il re crociato, Guido di Lusignano, venne catturato. Ma Guido ebbe salva la vita, forte della sua carica reale, chi venne invece giustiziato sul posto come da copione, fu Rinaldo, che secondo le cronache storiche venne decapitato dallo stesso Saladino.

La sconfitta di Hittin significò il crollo della diga crociata, Gerusalemme cadde nell’ottobre dello stesso anno e la presenza cristiana  venne ripristinata soltanto tre anni più tardi con la terza crociata. Ma il nuovo Regno di Gerusalemme non raggiunse l’ampiezza di quello precedente e a parte un breve periodo non riuscì più a installarsi in pianta stabile nella città santa.

La vittoria dei corni di Hittin è ritenuta ancora oggi il più grande successo militare in assoluto di tutta la storia dell’Islam, da allora Saladino è diventato un mito perpetuo, un modello da imitare ed emulare. Proprio questo modello è il carburante che più di ogni altra cosa impedisce una seria soluzione di pace fra gli arabi e Israele, poichè la rappresentazione di Israele come i “nuovi crociati” inevitabilmente destinati a soccombere rimane ancora uno dei cavalli di battaglia di molte forze politiche.

Uno dei problemi principali dei crociati, oltre alle lotte intestine, fu la loro incapacità totale di riuscire ad interagire con la popolazione locale in modo costruttivo continuando a considerarli selvaggi e incivili. Il fatto che in Israele sia presente una consistente minoranza araba del 20% della popolazione è a mio avviso la chiave di volta per cambiare i rapporti fra israeliani e il mondo arabo circostante. Sebbene gli arabi israeliani siano abbastanza inseriti all’interno della società, il margine di miglioramento delle loro condizioni socio economiche è ancora grande. I cambiamenti in corso sono enormi, il livello e la qualità della vita sono in continuo aumento, ma ancora manca qualcosa affinchè i rapporti col governo centrale arrivino a una situazione ottimale.

Nell’epoca delle tv satellitari il pianeta non ha più segreti, e il mondo arabo guarda sempre con più interesse e curiosità a quello che succede nello stato ebraico e nella minoranza araba al suo interno. La prossima battaglia di Hittin va vinta su questi campi, riuscendo a presentare Israele per quello che è: una società multietnica vivace ma piena di contrasti e tensioni. Una società che però non rinuncia a confrontarsi e a migliorarsi e che sta vivendo in questo momento una sfida molto combattuta con se stessa.

E che vinca il migliore.

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