Diciamo pure tutta la verità: per molti versi il vegetarianismo sta diventando più una moda che non uno stile di vita. Termini come il meatless monday assomigliano più a degli slogan pubblicitari che non ad un invito a passare dall’altra parte della barricata. Io poi che sono cresciuto a fettine di vitello per crescere sano e robusto, ho continuato a peccare lavorando come cow boy per 25 anni, misurandomi coi bovini in tutti i loro aspetti, dalla nascita fino al macello.
Nonostante tutto ciò provo un reale rispetto per chi ha adottato uno stile di vita così diverso dal mio, empatia si, ma non emulazione. Tutti questi pensieri si risvegliano inesorabilmente ogni volta che, percorrendo la tortuosa strada che dal mio kibbutz mi conduce verso la costa, passo per Amirim, l’unico moshav di vegetariani esistente in Israele.
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, l’attuale moshav vegetariano venne fondato da un gruppo di giovani provenienti perlopiù dall’area di Tel Aviv nel 1958, tutti pienamente convinti dello stile di vita vegetariano. Stiamo parlando quindi di quasi 60 anni fa, quando il vegetarismo era una pratica praticamente sconosciuta.
Visto che per mancanza di terreni agricoli degni di questo nome la maggior parte delle fonti di sostentamento dei moshavim della zona proveniva dalla pollicoltura, soprattutto galline ovaiole. Una fonte di guadagno assolutamente da escludere. Amirim scelse una seconda strada: integrare la vita vegetariana con un’agricoltura biologica, limitando al minimo l’uso di prodotti chimici.
Ma come accennato in precedenza tutte le terre adiacenti il moshav sono poco favorevoli a colture agricole vista la qualità del terreno, per la stragrande maggioranza calcareo. A mali estremi estremi recita il proverbio, ed i nostri amici vegetariani si dovettero industriare per trovare la soluzione che salvasse capra e cavoli, nel caso di Amirim soprattutto la capra.
Ed ecco che da insediamento eco-vegetariano il moshav ebbe il colpo di genio di sfruttare le favorevoli condizioni climatiche di chi vive in collina per trasformarsi in un unico “zimmer frei”, dove ogni famiglia, (ce ne sono 130) possiede casette e/o appartamenti da affittare. Va da se che per caratterizzare ancora di più la natura vegetariana del posto tutti i numerosi ristoranti all’interno del moshav offrono esclusivamente menù “meat free”. Bisogna però specificare che l’anello attorno al moshav si sta stringendo sempre di più e nella distanza di mezzo chilometro esistono già almeno un paio di ristoranti dove la carne viene servita indisturbata.
Come in tutti i villaggi nati sopra una base ideologica, anche la base dei vegetariani ha i suoi guai. Mentre i figli nati e residenti nel moshav continuino a seguire una dieta vegetariana o vegana, non è sempre così per i loro compagni/e incapaci di rinunciare ai piaceri della carne. E così anche gli intransigenti alfieri di una vita scevra di proteine animali hanno dovuto fare i conti con le esigenze esterne. “I principi da una parte e la realtà da un’altra” diciamo noi israeliani, motto che in questo caso calza proprio a pennello.
In ogni caso i membri di Amirim ce la mettono tutta per tener fede ai loro ideali, da loro il divieto di fumare nei luoghi pubblici venne deciso molto prima dell’apposita legge governativa. Anche il verde pubblico all’interno del moshav viene curato in modo ecologico. Amirim ci tiene molto a mantenere l’immagine di un posto alternativo, dove non solo la natura ma anche gli uomini cercano di dare il loro piccolo contributo per un mondo più pulito.
Non penso assolutamente che Amirim sia un posto da idealizzare, per me è in fin dei conti un’altra piccola realtà israeliana, è solo una comunità un pò più speciale delle altre perchè differente nell’ideale prioritario.
Bravo Luciano, per quest’altro bell’articolo dell’Altra Israele, grazie Abbracci, Miriam
Envoyé de mon iPad
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Mangiare vegetale (niente carne e niente pesce) è “una moda”? Ti sfido.
Ti sfido ad aderire -in maniera rigorosa- a questa “moda” per una settimana. Una sola settimana!
Poi torna su queste pagine e riferisci della tua settimana aderenta “alla moda”.
Buona settimana 🙂
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Ciao Francesco, mi sembra che te la stia prendendo un pò troppo. Fra le altre cose intendevo dire che i fondatori di Amirim erano dei veri pionieri in questo campo visto che in Italia in quelli anni di vegetarianismo si parlava poco o niente. Ribadisco quello che ho scritto “Nonostante tutto ciò provo un reale rispetto per chi ha adottato uno stile di vita così diverso dal mio”.
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