Nella religione ebraica in generale e in Israele in particolare l’autunno ha un significato particolare. Non è soltanto l’inizio di una nuova stagione ma quello di un nuovo anno. Anche un cantautore colto e raffinato come Guccini ne ha afferrato da tempo l’importanza; nella canzone dei dodici mesi recita: “Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età, dopo l’estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità… Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità…”. Questa sensazione particolare, molto tipica della cultura israeliana, ha sviluppato un filone musicale molto amato di canzoni dedicate a questa stagione.
Una delle canzoni classiche di questo repertorio si chiama “E tu torni verso la caduta delle foglie” qui presentata nella versione cantata da Arik Einstein. Alcune piccole precisazioni prima di presentarsi il testo tradotto. La caduta delle foglie ha in ebraico una parola specifica, shalechet, in italiano non esiste e la cosa che più si avvicina è un terribile vocabolo di nome abscissione. La drimia è una pianta molto diffusa in Israele identificata con l’inizio dell’autunno. “Quando la drimia fiorisce, l’autunno è l’ospite” è uno delle frasi classiche di questa stagione. “E’ ora di seminare lacrimando” si riferisce al salmo 126 della Bibbia “Quelli che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia” provare per credere. Buon Ascolto!
E torni verso la caduta delle foglie
E torni verso la caduta delle foglie/nei tuoi capelli venti d’autunno/nei campi dove usavi camminare/adesso crescono case
I ricordi sono come foglie al vento/e nuvole di tristezza nel cuore/tu torni verso l’incerto/per scordare il dolore
Torni col finire dell’estate/la Drimia sventola un drappo di resa/è ora di seminare lacrimando
Ritornello: E con passione/cantiamo canzoni del nostro paese/una corda nascosta trascina i suoi suoni/ti prego non andare/un uccello migra/benvenuta e bentornata
Nella morbida luce chiara fino all’orizzonte/le onde nel mare si confondono/verrà la sera e laverà/le strade ed i rimpianti
Grazie per avermi fatto scoprire un cantautore israeliano ed aver citato il mio (quasi) conterraneo Francesco Guccini. Non avevo notato, anche se conosco la canzone da quando ero ragazzina, quanto,il testo, fosse legato al pensiero ebraico. Devo dire che ho ascoltato una sua canzone in ebraico “Shomèr ma mi llailah”,quindi di testi ebraici ne deve aver letti… Chag Sameach Sukkot!
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Ciao Simonetta, seguo Guccini fin dai suoi primi esordi ed è un dei miei cantautori preferiti. Penso che sia una persona che spazia in numerosi campi, ed analizzando attentamente i suoi testi si possono trovare i riferimenti letterari più disparati.
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