Se c’è una cosa che mi piace sempre fare quando giro per città più o meno sconosciute è quella di uscire dai soliti tragitti e lasciarsi guidare dal caso, se non proprio perdersi almeno andare alla ricerca di vie non ancora battute, magari dietro l’angolo, ma non per questo meno nuove e affascinanti.
E proprio perchè è così facile andare persi e scoprire nuovi angoli di città dove pensavi di aver già visto proprio tutto che mi arrabbio sempre quando i miei amici affermano con orgoglio di conoscere città come Tel Aviv a menadito per il semplice fatto di passarci qualche giorno praticamente ogni anno.
Ma anche la giovane Tel Aviv coi suoi soli 107 anni di storia ha ancora moltissime storie da raccontare e angoli da scoprire, e se il nome del reverendo George Jones Adams è completamente sconosciuto ai più è semplicemente perchè nessuno di questi navigati conoscitori della “città senza sosta” non si è mai presa la briga di fare quattro passi più in là della rinnovata stazione ferroviaria ottomana, uno dei posti più modaioli della città. A poco meno di duecento metri in linea d’aria si potrà fare conoscenza con un dei suoi angoli più nascosti e per questo così magici: la colonia americana.
La colonia Americana, così come molti tentativi più o meno romantici del periodo a cavallo fra il 19simo ed il 20simo secolo è l’espressione di un’onda di messianesimo che attraversò tutto il mondo occidentale. L’invenzione del motore a vapore diede una spinta impressionante ai viaggi in giro per il mondo, e la Terra Santa divenne improvvisamente un luogo accessibile e relativamente facile da raggiungere. Questo nuovo flusso di pellegrini non fece che aumentare il desiderio di accellerare la venuta del nuovo Messia.
Uno dei primi gruppi di questa ondata arrivò dagli Stati Uniti, e più precisamente dal Maine, a guidarli George Adams, reverendo della Chiesa Messianica con un passato di ex attore. Grazie alla sua fede e al suo carisma Adams riesce a raggruppare 157 fedeli nel suo viaggio verso la Terra Promessa a bordo della “Nelly Chaipin” che attraccherà nel porto di Yaffo il 22/9/1866.
Nonostante Adams e un suo amico di nome Mac Anzie avessero già effettuato un primo viaggio di ricognizione per programmare al meglio la loro venuta, l’inizio non è dei migliori. All’attracco della nave gli aspetta il vice console americano, un ebreo convertito di nome Herman Loewenthal, per comunicare al reverendo che il Sultano non ha nessuna intenzione di concedere il firmano necessario per l’acquisto del terreno.
In attesa di riuscire ad ottenere il permesso, i nuovi pionieri stabiliscono un accampamento provvisorio in riva al mare a nord delle mura di Yafo. La malasorte vuole che la zona scelta fosse prossima ad una fossa comune dove l’anno prima erano stati sepolti le vittime di un’epidemia di colera abbattutasi sulla città. Il risultato fu una serie di malattie che portarono alla morte di nove membri della spedizione, la maggior parte bambini.
Nel frattempo Loewenthal riuscì ad ottenere il permesso usando dei prestanome musulmani e in poco tempo furono costruiti la maggior parte degli edifici, operazione effettuata in tempi relativamente veloci visto che le case di legno erano state prefabbricate e smontate in America. Di questi cottage a due piani ne è rimasto integro uno a testimonianza di questa insolita avventura.
L’avventura dei coloni americani si concluse in breve tempo; malattie, scarsi raccolti agricoli e lotte intestine portarono velocemente al disgregamento. Sulla nave che riportò indietro gli americani si trovava anche Mark Twain, che aveva appena finito il suo viaggio attraverso la Terra Santa di cui descriverà le sue avventure nel libro “Gli innocenti all’estero”
A seguito dei coloni americani arrivarono i Templari tedeschi di cui ne avevo già parlato in questo articolo. Grazie alla loro esperienza e alla loro organizzazione l’ex colonia americana prosperò e divenne quel piccolo e magico angolo di oggi. Dove si trova esattamente la Colonia non ve lo dico, non perchè si particolarmente difficile da scoprire ma soprattutto perchè sforzandosi un pochino si avrà più soddisfazione ad ammirarne le case e le piccole storie che ognuna di esse rappresenta. Da osservare particolarmente la chiesa di Immanuele ed il suo vicino ostello, l’albergo Gerusalemme e la casa di amicizia del Maine.
Dei pochi americani rimasti in Israele al termine di questa loro sfortunata avventura bisognerebbe sottolineare l’affascinante storia di Rolla Loyd, una delle prime guide turistiche di una zona ancora poco esplorata e poco sicura nella maggior parte del suo territorio, ma questa è un’altra storia da raccontare in futuro.