Con questo anello


 

חופה

 

Con l’avvicinarsi delle celbrazioni di Lag Ba Omer si apre ufficialmente in Israele la stagione dei matrimoni. Non è che non ci si sposi anche d’inverno, ma la primavera e soprattutto l’estate sono le stagioni dove il business delle cerimonie nuziali raggiunge il massimo del suo volume d’affari.

Ogni anno si celebrano in Israele oltre 50 mila matrimoni di cui 37 mila fra la popolazione ebraica, 10 mila nel settore arabo e altri tremila sparsi qui e là. Oltre l’ottanta per cento delle coppie ha un’età compresa fra i 25-28 anni anche se quest’ultimo dato si sta alzando negli ultimi dati.

Con dei dati del genere è chiaro che il matrimonio in Israele ha dei connotati sociali, economici e culturali molto particolari, rendendolo così uno spaccato antropologico particolare dove nonostante gli innumerevoli sforzi di trasformarlo in una giornata unica e speciale ci si ritrova in fin dei conti simili se non praticamente identici agli altri 50 mila da cui ci si voleva così tanto differenziare. Secondo la mia decennale esperienza di invitato è possibile suddividere il tipico matrimonio israeliano nei seguenti capitoli.

L’invito. Qui la fantasia non ha limiti, c’è chi ne usa uno prestampato, che chi ti manda un puzzle da ricostruire, c’è chi lo mette su youtube e via andare. Non sempre chi lo riceve ha il modo di gradirne l’aspetto grafico e l’originalità, l’inflazione di matrimoni a cui partecipare in una stagione che dura pochi mesi fa si che per molti l’invito diventi l’equivalente di una multa da pagare per divieto di sosta.

Il regalo. In Israele non esiste il concetto di una lista regalo, si danno dei soldi e basta. Il principio di base è di regalare una cifra che copra le spese del coperto, praticamente è come pagarsi la cena. Per essere più sicuri esistono particolari calcolatrici che determinano la cifra da regalare in base al giorno in cui avviene il matrimonio, la parentela, il grado di amicizia ecc. In molti casi l’assegno si compila solo all’ultimo momento e solo dopo aver consultato la location ed il menu, facendo un breve calcolo mentale è così possibile quantificare la spesa e pagare il giusto.

La location. In riva al mare, in aperta campagna, nel deserto o nel giardino di casa propria. Generalmente si preferisce affittare una sala o un giardino espressamente attrezzato alla bisogna. Quello che influisce notevolmente sul prezzo sono il giorno e l’orario, il venerdì pomeriggio è considerato generalmente più economico e anche più tranquillo. I giovani preferiscono il giovedì sera visto che il venerdì generalmente non si lavora e si può fare bisboccia fino a tarda ora. I religiosi preferisconi il martedì, considerato un giorno di buon auspicio poichè “doppiamente buono” come afferma la Genesi nei brani relativi alla Creazione del mondo.

Il buffet. Gli israeliani si sa mangiano tanto e mangiano sempre, e questa regola non sfugge anche nei matrimoni. Oltre agli stuzzichini prima della cerimonia, che già bastano e avanzano, e alla cena vera e propria, un matrimonio che si rispetti fornisce un altro giro di calorie verso l’una di notte in onore di tutti coloro che sono venuti per festeggiare la nuova coppia fino in fondo.

La cerimonia. Nonostante l’importanza dell’avvenimento la cerimonia vera e propria dura a malapena una decina di minuti. Un baldacchino sorretto da quattro fedeli amici simboleggia la futura casa dove i futuri sposi celebrano le proprie nozze. Il rabbino legge la Ketubà, il contratto di matrimonio, si assicura che l’anello con cui la giovane fanciulla diventerà una novella sposa si stato pagato dallo sposo con una cifra di almeno un paio di spiccioli. Finiti questi pochi preliminari comincia uno dei momenti clou, lo sposo infila l’anello nuziale nel dito indice di lei (che poi in ogni caso verrà spostato nel classico dito anulare) e pronuncia la fatidica frase (con questo anello mi sei consacrata) accolta da un’ovazione da stadio alla quale i presenti ripetono con foga “consacrata, consacrata”.

Dopo aver letto sette benedizioni arriva il momento più atteso della cerimonia, in ricordo della distruzione del tempio di Gerusalemme non è possibile festeggiare pienamente nessun avvenimento, matrimonio compreso. Come simbolo di lutto viene spezzato un bicchiere dallo sposo il quale pronuncia la tradizionale frase “se ti dimenticherò Gerusalemme, dimentichi la mia mano destra ogni abilità, resti la mia lingua attaccata al palato, se non metterò Gerusalemme al di sopra della mia più grande gioia”. Nel momento in cui si sente il rumore del bicchiere andato in frantumi è il momento di dare sfogo alla gioia e di dare inizio ai festeggiamenti, esattamente l’opposto della frase appena pronunciata. Da che mondo è mondo il momento del bicchiere è l’incubo di tutti i maschi terrorizzati di emozionarsi troppo nel momento della verità e sbagliare il fatidico “calcio di rigore”.

In definitiva per quanto emozianante e ben riuscito un matrimonio risulta sempre il peggiore dei modi per iniziare la nuova vita di coppia. E’ praticamente impossibile coprire tutte le spese anche volendo rosicare il massimo possibile, cosa impensabile data l’importanza dell’evento. I soldi ricevuti non sono in definitiva che un prestito a medio termine poichè tutti i tuoi amici si sposeranno anche loro, o almeno si spera, ed il denaro ricevuto in regalo andrà restituito ai legittimi proprietari.

Ma perchè rovinarsi la vita con questi calcoli così meschini, la maggior parte dei costi verrà coperto dai genitori e solo una quarantina di anni dopo quando sarà il tuo turno di maritare i tuoi eredi ti chiederai come può essere che un matrimonio possa costare così tanto visto che ai tuoi tempi ci si accontentava di molto meno.

 

 

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