Ballando sotto le stelle


sufi

 

Giusto ieri ho avuto l’occasione di visitare a Nazareth una comunità musulmana aderente alla corrente sufistica dell’Islam. Il sufismo è l’equivalente mistico della kabalà ebraica e della gnosi medioevale. Oltre allo stimolo intellettuale di conoscere una realtà così diversa della quale conoscevo il termine molto approssimativamente la cosa più positiva e incoraggiante di questo incontro è la prova che in questo mondo folle e violento è ancora facile incontrare persone e comunità così distanti dal punto di vista culturale ma così vicine da quello di valori basilari come il rispetto reciproco, la tolleranza e l’amore per la vita. Basta voler uscire dal proprio guscio e andarli a cercare. Nel mio caso non ho dovuto neanche sbattermi più di tanto. Nazareth dista una quarantina di minuti di macchina dal mio kibbutz.

 

Sono perfettamente consapevole che in un mondo quale il nostro dove attentati e accoltellamenti sono all’ordine del giorno non solo in Israele ma un pò in tutto il mondo parlare di queste realtà può sembrare ingenuo e completamente avulso dalla realtà. Ma nella mia ingenuità mi rifiuto di giocare questa battaglia manichea fra il bene e il male. Non penso di essere uno sprovveduto credetemi, tengo molto a me ed alla mia famiglia e non penso neanche un istante di dover abbassare la guardia di fronte a dei pericoli e delle minacce così consistenti e reali.

Ma se da un lato è indispensabile continuare ad essere vigili ciò non esclude affatto la possibilità di conoscere ed apprezzare mondi e culture lontani solo a prima vista. L’incontro si è svolto nella casa di Ghassan Manasra, uno dei coordinatori del Abrahamic Reunion, un centro che si occupa di dialogo inter religioso e della soluzione di conflitti attraverso un processo di mediazione.

Proprio in questa sua opera di mediazione Manasra insieme al rabbino Menachem Froman si  incontrarono nel giugno del 2010 con l’allora primo ministro turco Erdogan per cercare di sbloccare la tensione creatasi dopo il cruento episodio della Freedom Flotilla.

La storia di Manasra ha quel pizzico di leggendario che non guasta mai in casi del genere. Agli inizi della sua carriera Ghassan era il segretario generale del partito comunista israeliano e come tale un ateo sfegatato. Durante un incontro casuale a Gerusalemme col precedente leader del movimento sufista in Israele ebbe la classica visione che cambiò completamente la sua vita. Non so perchè ma a me nonostante sia passato per la città santa decine di volte qualcosa del genere non è mai successo, immagino che la mia sensibilità spirituale sia ben di sotto al minimo sindacale.

Dopo un tirocinio durato sei mesi durante i quali Manasra si vide sbattere letteralmente la porta in faccia, il suo futuro maestro decise che la tenacia e la costanza da lui dimostrate lo facessero degno non solo di essere ammesso nell’ordine sufista ma di essere designato come il futuro capo spirituale della comunità.

In Israele le principali comunità sufiste si trovano a Nazareth ed Acco, nonostante appartengano a correnti diversi sono abbastanza simili nei principi. Chiaramente la filosofia sufista è molto complessa ed è praticamente impossibile spiegarla in poche parole ma è possibile descriverne i principi basilari. “Non esiste altro Dio all’infuori di Dio” è il concetto portante di tutta la filosofia. Il mondo si trova in una situazione di continuo contrasto fra lo spirito (Dio) e la materia. Per riuscire ad avvicinarsi quanto il più possibile alla perfezione spirituale ognuno di noi deve morire spiritualmente per rinascere nuovamente. Questa morte avviene quando si è in grado di annullare completamente il proprio ego e tutti i propri desideri materiali.

La stessa parola sufi proviene dalla radice della parola lana grezza, un indumento umile segno di povertà e rinuncia ai valori materiali. Un altro segno caratteristico dei sufi è la “zikar”, un rito estatico che consiste nel ripetere infinite volte il nome di Allah fino ad entrare in uno stato di trance e meditazione. Lo stesso risultato si può ottenere attraverso la danza dei Darwishi, il nome persiano dei sufi.

Come ho scritto all’inizio l’incontro con questa comunità è stato prima di tutto un arricchimento umano e culturale. Fra le tante cose delle quali ho avuto modo di ragionare e riflettere c’è una frase in particolare che mi è rimasta impressa. Alla domanda perchè questo pezzo di terra è così conteso ed intriso di sangue Ghassam ha risposto “Proprio qui Dio è più presente che in ogni altro posto sulla terra, e più è forte la presenza di Dio così più è forte la presenza del diavolo”.

Fate un pò voi.

 

 

3 pensieri su “Ballando sotto le stelle

  1. «nella mia ingenuità mi rifiuto di giocare questa battaglia manichea fra il bene e il male»
    è difficile evitare l’orizzonte del “bene” e del “male”, orizzonte che certamente appartiene al mondo dell’infanzia, oltre che allo sguardo delle religioni monoteiste).

    Difatti l’articolo conclude con la battuta di Ghassam: “Proprio qui Dio è più presente che in ogni altro posto sulla terra, e più è forte la presenza di Dio così più è forte la presenza del diavolo”. E’ pur vero che l’inferno umano si è perfezionato dalla comparsa nel dio unico e onnipotente.

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  2. francesco, l’ultima frase era lo spunto per una riflessione, è chiaro che ognuno ha la sua personale visione del bene e del male anche se hai ragionio a dire che le frontiere non sono mai nette e fra il bianco e il nero c’è moltissimo grigio

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  3. Per quanto poco sia chiaro il mio commento (e mal digitato -vedi “nel dio…” anziché “del dio”), hai colto quel che intendevo dire.

    E’ difficile tenersi fuori dal “gioco” martellante del “buono/luce vs cattivo/tenebre”, tanto caro alla semplificazione, alla banalizzazione delle fedi (intese nell’accezione più ampia possibile).
    Se non fosse permeata tutta la nostra comunicazione, basterebbe la fiction statunitense a saturarne il nostro sguardo sul mondo.

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