The times they are a changing


 

guy

Ho avuto modo di assistere un paio di settimane fa ad una conferenza di Guy Bechor, un nome una garanzia. Bechor è molto conosciuto in Israele ed è considerato uno dei migliori esperti del medio oriente presenti sulla piazza. Giornalista, giurista, storico e commentatore politico, Bechor ha insegnato ad Harvard ed al centro interdisciplinare di Herzlia e dirige un suo personale blog dal nome GPlanet. Si occupa della realtà medio orientale dal 1981 quando ha cominciato a lavorare all’interno di Galei Zahal, la radio militare dell’esercito. In tutto questo periodo ha fatto in tempo a visitare il Cairo per più di cento volte ed a imparare l’arabo ed il persiano per poter leggere e comprendere articoli e servizi televisivi della parte opposta. Insomma non proprio uno sprovveduto.

La conferenza (eccovi il link in ebraico)  ha toccato diversi punti ma è possibile condensarla nei seguenti punti.

Gli ultimi processi in corso nella zona hanno dimostrato definitivamente che Israele non è mai stato il vero e unico problema dei conflitti che hanno sempre infestato l’area. Dalla conferenza di Sanremo in poi quando le grandi potenze di allora decisero di spartirsi il medio oriente coprirono di fatto tutti i contrasti etnici, tribali e religiosi delle varie popolazioni con una “coperta” di nazionalismi che si sta disgregando davanti ai nostri occhi. La primavera araba ha scoperchiato il proverbiale vaso di pandora portando alla luce i reali problemi del mondo arabo. La formula usata per decenni secondo la quale Israele è il capro espiatorio di tutti i problemi non funziona più.

La  situazione economica israeliana non è mai stata così florida, il reddito pro capite del paese è di di oltre 33mila dollari e ci pone sullo stesso livello dell’Italia. Ma mentre le economie occidentali sono in difficoltà è il PIL cala, quella israeliana continua a crescere. I paesi confinanti lo stato ebraico si trovano ad una distanza siderale: 3mila dollari l’Egitto, 4,9 la Giordania, 3mila l’autonomia palestinese e ancora meno la striscia di Gaza. Il paese ha davanti a se due grandi opportunità economiche che se sfruttate adeguatamente porterebbero Israele ad un ulteriore salto di qualità. La prima è lo sfruttamento di un enorme giacimento di metano all’interno delle acque territoriali, la seconda è la messa in opera di una linea ferroviaria che collegherebbe il porto di Eilat con quello di Ashdod creando così un’alternativa al canale di Suez.

Ma la vera novità in assoluto è che stiamo assistendo a tre avvenimenti di portata epocale, molto più rari del passaggio della cometa di Halley sui nostri cieli. Nello specifico Bechor si riferisce all’implosione del nazionalismo arabo, della nuova e rinnovata guerra fra sunniti e sciiti e della crescente ascesa dell’Islam radicale.

Bechor sostiene che il nazionalismo arabo è crollato nel momento stesso in cui gli USA e l’Europa hanno cercato di applicare degli standard europei in una realtà complessa e spezzettata come quella araba. Le divisioni ed i giocatori in campo sono troppo numerosi perchè la democrazia possa funzionare. I contrasti fra Olp e Hamas, Hassad contro i sunniti, l’Egitto laico di Abdel Fatah al Sisi contro i fratelli musulmani, la polveriera libanese sono tutte la medesima conferma che senza regimi forti e dittatoriali i paesi arabi così come li conosciamo non hanno futuro.

Il mondo musulmano e diviso fra 85% sunniti e 15% sciiti, e dalla divisione fra queste due correnti nel 680 d.c. la maggioranza sunnita ha sempre duramente represso la minoranza sciita.Ma dopo la caduta di Sadam Hussein e le elezioni democratiche in Irak si è improvvisamente scoperto che la maggioranza della popolazione irakena era sciita, ed ecco che grazie alla miopia politica americana  si è formato un asse geograficamente ininterrotto formato da Iran, Irak, Siria e Hezbollah.

El Kaida, Jabrat el nusra e Daesh sono la risposta sunnita alla perdita di questa continua egemonia. Un ulteriore episodio di una plurisecolare lotta fraticida che continuerà per altri mille anni almeno. La prospettiva di poter ricostruire l’originario califfato islamico è la calamita che attrae migliaia di giovani musulmani da tutto il mondo. Daesh è passato in poco più di due anni da 15mila combattenti a 50mila. La milizia libanese Hezbollah si trova impantanata in Siria per proteggere gli interessi di Assad poichè tutti sanno che se la Siria cade il Libano è il prossimo della lista, alimentando così un bagno di sangue senza fine.

Secondo Bechor è forse la prima volta che l’odio fra sunniti e sciiti è maggiori di quello nei confronti di Israele. Il compito di Israele è quello di astenersi da qualsiasi intervento in questa guerra infinita, grazie al cielo non siamo ne sunniti ne sciiti ma ebrei, per una volta tanto siamo esentati da un conflitto sanguinario e devastante.

Non c’è che dire, Bechor è un personaggio accattivante e molto preparato, snocciola dati e cifre in maniera impressionante e le sue conferenze sono una vero e proprio spettacolo con battute, barzellette, cambiamenti di tono e altri trucchetti oratori per tenere sempre viva l’attenzione del pubblico.

Oltre a quelli citati il nostro conferenziere ha affrontato altri temi non meno apassionanti: la fine del potere petrolifero dei paesi arabi, l’escalation militare fra Iran e Arabia Saudita e l’esodo biblico verso l’Europa. Tutti motivi di grandi e profondi cambiamenti a livello globale.

Personalmente ci sono alcune tematiche sulle quali le risposte del conferenziere mi hanno lasciato insodisfatto. Il problema demografico fra ebrei e palestinesi, l’influenza della primavere araba su Israele, i rapporti sempre più traballanti fra Europa e Israele e quale sia la soluzione possibile per risolvere il conflitto fra ebrei e palestinesi.

Siete invitati a ripassare sul mio blog fra una decina d’anni per scoprire su quanto Bechor abbia avuto ragione.

 

 

 

 

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