I cinque dell’Ave Maria


Napoleone

La storia di questa settimana sarebbe potuta diventare benissimo un appassionante racconto d’appendice del XIX secolo, gli ingredienti ci sono tutti: amicizie, tradimenti, amori, sesso, guerra, spionaggio, fughe rocambolesche, esotismo ed una suspence che ti tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Stranamente questa storia, vera, continua a rimanere sconosciuta, sepolta fra gli innumerevoli avvenimenti che continuano a succedere a ritmo serrato in questa regione. Eppure anche i protagonisti costituiscono un cast di tutto rispetto, ci sono Napoleone Buonaparte, allora giovane generale francese, Antoine de Phèlippeaux (da pronunciare de Filipò) aristocratico francese, il Commodoro William Sidney Smith, ufficiale della Regia Marina Britannica, Ahmad el Jazar, governatore di Acco, una simpatica canaglia meglio conosciuta col soprannome di “macellaio” e l’ebreo Haim Farhi, il suo più stretto collaboratore. Come ospite d’eccezione ci dovrebbe essere anche rabbi Nahman di Breslav conosciuto nel mondo ebraico anche come Nahman di Uman. Visto che il tempo dei feuiletton è ormai terminato non mi resta che proporre la storia in questione al grande schermo. Forse il mio amico  R. G., cineasta di dichiarata fama, potrebbe essere l’uomo giusto, quello  in grado di riconoscere nella seguente storia il prossimo grande successo nella storia del cinema. In ogni caso eccovi la  stesura di una prima possibile sceneggiatura.

Scena numero uno. Napoleone e de Phèlippeaux entrano a quindici anni nella Regia Scuola Militare di Parigi. Il “Fatal Corso” ed il giovane aristocratico sono troppo differenti di carattere per fare amicizia, ma l’adolescente Antoine fa in tempo a conoscere ed ammirare le già evidenti doti militari del suo coetaneo.

Scena numero due. Dall’altra parte della manica un altrettanto giovane ragazzo inglese di nome William Sidney Smith comincia a salpare per i mari a bordo dei vascelli da guerra inglesi. A quattordici anni ha il suo battesimo del fuoco partecipando ad uno scontro contro la fregata statunitense Freilegh nella guerra di indipendenza americana. A diciotto anni gli viene affidato il suo primo comando di una nave.

Scena numero tre. Nel 1796 Smith viene catturato dai rivoluzionari francesi ed imprigionato nella famigerata Torre del Tempio a Parigi dove rimarrà per due anni.

Scena numero quattro. De Phèlippeaux, un autentica primula rossa, già fautore di numerose evasioni a favore di diversi aristocratici francesi riesce a conquistare il cuore dell’avvenente figlia del direttore del carcere. Grazie al suo aiuto si procura delle uniformi (vere) ed un permesso (falso) per la scarcerazione immediata di Smith. Una volta fatto evadere il gruppo riesce ad imbarcarsi a Le Havre per giungere sani e salvi a Londra.

Scena numero cinque. Dall’Egitto Napoleone decide di proseguire la sua campagna via terra alla volta di Istanbul. Primo obiettivo la conquista di Yaffo. Giusto per chiarire le sue intenzioni Napoleone lascia un chiaro biglietto da visita  massacrando l’inerme popolazione civile e la guarnigione di stanza in città. E’ un massacro indiscriminato di migliaia di musulmani, cristiani ed ebrei.

Scena numero sei. La notizia del massacro si propaga velocemente arrivando fino ad Acco. Il governatore El Jazar è propenso alla resa, ma si fa convincere da De Phèlippeaux, inviato colà dagli inglesi, a resistere all’armata francese. Non dimentichiamoci che Antoine ha avuto modo di conoscere da vicino la mentalità e le tattiche del giovane Napoleone ed è convinto di poterlo battere. E’ indubbio che fra i due esistano sia rivalità che invidia.

Scena numero sette. Anche Smith naviga alla volta di Acco per procurare alla città una copertura militare e garantire un rifornimento via mare di uomini e vettovagliamenti. Durante il pattugliamento della costa Smith riesce a catturare un naviglio francese che trasportava fra l’altro l’artiglieria campale necessaria a Napoleone per assediare la città. Questo è il primo autentico colpo di scena, ma ne seguiranno altri.

Scena numero otto. Il 20 marzo 1799 comincia l’assedio. Napoleone è convinto di sbrigare la formalità in pochi giorni, ma la mancanza di artiglieria pesante e lo scoppio di un’epidemia di peste prolungano le operazioni. In aggiunta De Phèlippeaux, ufficiale di artiglieria, fa un buon uso dei cannoni rubati ai suoi connazionali. La leggenda vuole che un giorno il traditore francese riesca ad inquadrare col suo cannocchiale il generale corso attorniato dai suoi subalterni su una collina a portata di tiro della sua artiglieria, nonostante la tentazione sia forte alla fine ordina alla batteria già pronta al fuoco di desistere.

Scena numero nove. Gli attacchi alle mura di Acco si fanno sempre più insistenti, nonostante le perdite e le malattie i francesi non demordono e sentono la vittoria nell’aria. De Phèlippeaux, El Jazar e Farhi si riuniscono per decidere il da farsi e preparare le contromisure. Il francese organizzerà i lavori, il Governatore procurerà gli uomini e Farhi si occuperà della logistica e dei finanziamenti.

Scena numero dieci. E’ l’otto maggio dell’anno 1799, le truppe francesi sferranno il loro settimo tentativo riuscendo finalmente a sfondare le mura, ma la loro è una gioia di breve durata, gli assediati sono riusciti a costruire in gran segreto un’ulteriore cinta difensiva che capovolge le sorti dell’attacco trasformando la breccia francese in una trappola mortale. La disfatta è soprattutto psicologica, le truppe sono esauste e demoralizzate. Napoleone toglie l’assedio la mattina del 20 maggio lasciando sul campo oltre tremila caduti.

Epilogo. De Phèlippeaux morì di insolazione due settimane prima della fine dell’assedio non riuscendo così a godersi il meritato successo. Smith continuò la sua carriera militare fra alti e bassi. Per alcune vicissitudini finanziarie si trovò indebitato in misura tale da doversi trasferirsi in Francia dove morì a Parigi all’età di 76 anni. El Jazar continuò a governare indisturbato la città di Acco sforzandosi di mantenere la sua meritata fama di “Macellaio”. La sua salma si trova all’interno della moschea di Acco a lui dedicata. Haim Farhi verrà ucciso dal sucessore di El Jazar, lo stesso sucessore che per ironia della sorte l’anziano consigliere di El Jazar aveva contribuito alla sua nomina.

Come già scritto in apertura è un vero peccato che un episodio del genere continui a rimanere sconosciuto ai più, ma d’altra parte è altrettanto gratificante essere a conoscenza di qualche piccolo segreto nascosto nelle pieghe della storia. Del resto lo sanno tutti, la realtà è sempre più forte di qualsiasi immaginazione.

Un pensiero su “I cinque dell’Ave Maria

  1. Luciano, bisogna ricordare pero’ che Napoleone fu grande amico degli ebrei. Libero’ i ghetti in Italia e redasse il primo vero documento sionista in cui esortava gli ebrei a fondare uno stato ebraico il Palestina!

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