E’ da diversi anni che il connubbio startup e Israele vanno di pari passo fino ad essere diventato un sinonimo. Innumerevoli articoli spiegano il segreto di questa piccola nazione cosi tecnicamente evoluta da essere diventata il capofila deli paesi all’avanguardia nel campo informatico, e tutto questo non è certo una novità. Ma al di là di questo autentico successo di cui andare fieri ci si deve porre una domanda più profonda e impegnativa, queste piccole e dinamiche società sono veramente il futuro economico del paese? C’è qualcuno che mette seriamente in dubbio il loro effettivo valore rispetto alle esigenze imprenditoriali di Israele e propone da decenni un modello alternativo basato sullo sviluppo delle regioni periferiche, l’educazione, la coesistenza e un industria ecologicamente sostenibile. Si potrebbe definirlo facilmente un visionario se non fosse per il successo consolidato del suo modello. Forse è più preciso definire Stef Wertheimer un industriale che sa il fatto suo.Stef, un self made man di vecchio stampo, è prima di tutto uno “Yeche” il soprannome degli ebrei tedeschi, precisi e puntigliosi. Arrivato in Palestina nel 1937 all’età di undici anni, smise gli studi a sedici per lavorare in un negozio di ottica. Nel 1943, all’età di diciassette anni si arruola nella RAF per poi diventare nel 1945 un effettivo del reparto tedesco del Palmach israeliano.
A guerra finita apre una piccola officina meccanica che col passare del tempo diventerà una delle fabbriche più famose del settore: la Iscar. La sua ricca esperienza nel settore industriale lo ha portato da diversi decenni a delle conclusioni a suo dire cruciali per lo sviluppo economico del paese. A suo parere Israele non ha futuro senza un’industria solida e concorrenziale. Ma a differenza dell’industria tradizionale così come è concepita in tutto il mondo, Israele deve sviluppare un modello combinato basato su cinque elementi distinti ma integrati: sviluppo economico delle zone periferiche, la creazione di una struttura di coordinamento e di supporto per le nuove imprese, sviluppo del sistema educativo, creazione di una cultura pluralistica e integrazione e coesistenza delle varie realtà etniche e politiche del territorio. Per rendere ancora più affascinante la sfida, le industrie da creare devono essere indirizzate verso il mercato estero ed agire in un sistema eco sostenibile.
Come accennato in apertura il modello di Stef è attivo da diversi decenni, il parco industriale di Tefen è stato il suo primo esempio e continua ad essere il fiore all’occhiello della sua visione industriale. Il modello di Wertheimer prevede la creazione di una serie di strutture di supporto atte a favorire la crescita e la realizzazione di un progetto industriale. Vengono esaminati i prodotti, i mercati, la possibile domanda e la fattibilità del progetto. Nel caso che l’idea abbia delle serie possibilità, Tefen fornisce i capannoni, parte dei finanziamenti e delle consulenze. Entrambe le parti concordano un lasso di tempo entro il quale il progetto può fruire del supporto logistico, finanziario e professionale, passato il quale bisogna trasferirsi in una struttura definitiva per lasciare il posto ad un nuovo arrivato.
Stef insiste molto nell’importanza di trasformare la zona industriale in un polo culturale dove il lavoro e l’arricchimento personale possano andare di pari passo. I suoi parchi industriali sono sempre ben curati dal punto di vista estetico e un ignaro visitatore non ha assolutamente l’impressione di trovarsi all’interno di una realtà produttiva. Il parco industriale di Tefen ospita al suo interno diversi musei ed un giardino costellato di opere d’arte israeliane contemporanee. Quello di Tel Hai ha al suo interno un museo di fotografia e così via.
Attualmente esistono in Israele sei parchi industriali del genere, un settimo è stato aperto in Turchia nel 2005 quando ancora i rapporti fra le due nazioni erano idilliaci. Un’ulteriore prova di quanto gli scambi economici e culturali siano il fulcro per introdurre seri cambiamenti geopolitici.
Per quanto possa sembrare strano Tefen è un punto di attrazione turistica molto frequentato. Il progetto continua ad essere attuale e innovativo, e questo insolita combinazione fra arte ed industria ci può riportare con un piccolo sforzo di fantasia ai gloriosi fasti rinascimentali, quando le corti italiane riuscivano a far convivere arti e bottega in un unico grande contesto. Sicuramente Stef non ha la fisionomia di Lorenzo il Magnifico, ma la sua visione è al tempo stesso innovativa e rivoluzionaria, davvero un bel connubbio.