Si prega di toccare


nalaga'at

 

Se penso ai cambiamenti che si sono evoluti nella società occidentale negli ultimi decenni rispetto ai vari portatori di handicap bisogna ammettere che sono stati fatti dei grossi passi avanti. Lentamente ma quasi inesorabilmente si sono aperti spazi e opportunità che fino a poco tempo fa erano impensabili. Sicuramente c’è ancora moltissimo da fare ma la società civile è diventata molto più empatica e disponibile a trovare e proporre nuove strade e nuove opportunità. Ma al di là delle soluzioni ormai codificate da ministeri e associazioni varie c’è sempre spazio per idee nuove e rivoluzionarie legate a iniziative di singole persone che hanno il vantaggio di affrontare il problema da un angolazione diversa dal normale e di poter pensare fuori dagli schemi. Questo è sicuramente il caso del centro Nalaga’at (Si prega di toccare) una realtà che racchiude un teatro, un caffè ed un ristorante, il tutto attivato e gestito da ciechi e sordomuti.Nalaga’at è veramente qualcosa di unico nel suo genere. La piece più famosa del gruppo teatrale si chiama “Non si vive di solo pane”, ed ha superato le 500 repliche. Ha esordito davanti ad un congresso ONU a Ginevra per poi calcare i palcoscenici di Londra, Ginevra, New York, Boston, Vancouver, Whashington ed altro ancora. Spettacoli che il più delle volte hanno raggiunto il tutto esaurito e raccolto critiche entusiastiche da parte di quotidiani come il NY Times, The Guardian e Sky News.

Una grossa parte del merito va alla regista Adina Tal. Adina è arrivata in Israele dalla Svizzera all’età di vent’anni ed dopo essersi fatta le ossa nel mondo teatrale ha accettato di rimettersi in gioco entrando in un mondo molto più difficile e complicato del teatro tradizionale. Il concetto teatrale di Adina parte dal presupposto che nel momento che lo spettacolo che proponi  al pubblico debba essere prima di tutto impeccabile tecnicamente e professionalmente. Handicap, difficoltà logistiche e comunicative non devono intralciare il risultato finale, e soprattutto non bisogna proporsi di fronte agli spettatori come dei poveracci in cerca di compassione. Al contrario sarà il pubblico, convinto di fare chissà quale buona azione,  ad uscire dalla sala con la sensazione di aver speso bene i suoi soldi ed il suo tempo.

Le difficoltà affrontate per allestire uno spettacolo del genere sono state enormi. Ci sono voluti due anni di prove, visto che quasi tutti gli attori soffrono della Sindrome di Usher  ognuno degli 11 attori presenti sul palcoscenico ha al suo fianco un “traduttore” che gli permette di interagire con gli attori ed il pubblico. Lo spettacolo racconta la storia personale di ognuno dei protagonisti mentre sono intenti a impastare ed infornare del pane. Solo per coordinare i tempi della lavorazione dell’impasto sul palcoscenico ci sono voluti tre mesi di lavoro. Un colpo di tamburo dà il segnale ad  ogni cambio di scena, nonostante la sordità  le vibrazioni del suono sono un segnale abbastanza chiaro. Ma forse la cosa più frustrante sia per gli attori che per gli spettatori sono gli applausi, gli uni non possono gustarseli e gli altri sanno che per quanto si spellino le mani la loro ammirazione non potrà mai venire realmente recepita.

Il centro Nalaga’at si trova all’interno del porticciolo di Jafo, la parte sud di Tel Aviv, una zona molto trendy piena di locali e ristoranti. Non poteva mancare quindi anche “Blackout“, il ristorante del centro, che essendo gestito da ciechi non ha bisogno di alcuna illuminazione, offrendo così a dei normali commensali un’esperienza totalmente diversa. Al di là della qualità è sicuramente il posto ideale per un appuntamento al buio.

Per chi fosse in cerca di qualcosa di meno coinvolgente c’è sempre la possibilità di fare un salto nel caffè “Kapish” gestito esclusivamente da sordomuti. Qui le ordinazioni si possono fare soltanto usando il linguaggio dei segni, aiutati in questo dal personale del caffè composto esclusivamente da giovani ed energetici camerieri.

Nalaga’at è un progetto che va avanti dal 2002 e si è evolto col tempo. Attualmente occupa 150 persone, di cui 80 sono ciechi e/o sordomuti, le sue attività riescono a coprire il 70% delle spese, il resto arriva da donazioni e sovvenzioni statali. La cosa più significativa è che il centro è ormai un’istituzione autonoma con un suo spazio preciso ed è parte integrante della scena culturale di Tel Aviv, da tempo ha smesso di essere qualcosa di riservato agli “addetti ai lavori” del settore.

Adina sostiene che la cosa più difficile non è quella di aver creato un complesso per molti versi unico nel suo genere, la vera sfida è nel riuscire a mantenere e sviluppare una struttura così complessa e così diversa dagli schemi tradizionali. Avrà senz’altro ragione lei, d’altra parte è anche vero che non si vive di solo pane.

Toccare per credere.

 

Un pensiero su “Si prega di toccare

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...