Il terzo stato


אכזיו

Se e quando si arriverà finalmente ad un accordo di pace ed un compromesso territoriale fra israeliani e palestinesi, Israele avrà di fronte a se un ulteriore e “spinoso” problema da risolvere per quanto riguarda i suoi confini, un problema che aspetta la sua soluzione dal 1971 quando Eli Avivi decise in maniera unilaterale di separarsi dallo stato ebraico per fondarne uno suo personale, lo stato di Achziv. L’Achziv odierno è un piccolo parco naturale a pochi chilometri a sud di Rosh haNikra, punto di confine fra Israele e Libano. Achziv viene menzionato per la prima volta nella Bibbia, nel libro di Giosuè, dove appare fra i possedimenti della tribù di Asher. Posizionato in riva al mare e circondato da una piccola baia il villaggio si sviluppò in un insediamento di pescatori abitato nel corso dei secoli da Cananei, Ebrei, Fenici, Crociati ed Arabi.

Ma chi è questo fantomatico Eli Avivi, riuscito a fondare contro qualsiasi logica la sua personale nazione, realizzando così il sogno proibito di padani, celti ed altri frustrati e fallimentari movimenti irredentisti del nord Italia? Eli nasce in Persia nel 1930 e l’anno successivo si trasferisce in Israele con tutta la sua famiglia. A quattordici anni si arruola nel Palyam, l’embrione della futura marina militare e nel ’48 partecipa ad un incursione in territorio libanese dove viene fatto esplodere un ponte di importanza strategica.

Nel 1949, alla fine della guerra d’indipendenza, partecipa ad una spedizione organizzata dal ministero dell’agricoltura  verso l’Olanda e la Scozia,  con lo scopo di imparare nuove tecniche di pesca. Dopo una serie di peripezie il gruppo si scioglie ed Eli continua a girovagare verso Nord, arriverà in Norvegia e da lì in Groenlandia dove passerà un breve periodo di tempo presso una tribù di eschimesi. Il ragazzo è giovane e la voglia di mare e di avventure lo inducono a lavorare ancora per qualche anno nella marina mercantile.

Dopo tanto girovagare ma con pochissimi soldi in tasca Avivi fa una visita alla sorella che abita a pochi chilometri da quella che sarà la sua futura residenza. La Achziv dei primi anni ’50 è completamente differente da quella odierna: selvaggia, abbandonata e soprattutto solitaria, il luogo ideale per questo personaggio così fuori dagli schemi.

Come inizio comincia ad abitare in una casa abbandonata del vecchio villaggio arabo e si arrangia lavorando saltuariamente nei kibbuzim e nei paesi del circondario. Nel 1953 ha il suo primo scontro con la burocrazia, il demanio gli intima di abbandonare quella che è un’area sotto l’egida dello stato. Avivi, armato dell’irruenza giovanile e della sfacciataggine comune a quasi tutti gli israeliani si reca negli uffici demaniali scoprendo così che l’area in questione non è di proprietà dello stato ma è comunque sotto la sua tutela. Vuoi perchè la zona è estremamente periferica e poco abitata e vuoi perchè Eli si rivela un autentico rompiscatole, un “nudnik” in yidish, fatto sta che ottiene un contratto della durata di 99 anni per il simbolico prezzo di cinque euro annui.

Eli comincia a ripulire e restaurare la zona in suo possesso fino a farla diventare un centro di ritrovo della Boheme israeliana degli anni sessanta e settanta. Achziv, insieme ad un altro famoso villaggio alternativo di Eilat, diventa così la valvola di sfogo di chi è in cerca di trasgressioni fatte di sesso e droga, tutte cose nettamente in contrasto coi valori puritani del paese.

Eli Avivi sostiene fra le altre cose di essere stato agente dei servizi segreti israeliani e di aver ospitato numerosi incontri confidenziali, affermazione che non ha mai avuto conferma dalle fonti ufficiali. Agli inizi degli anni settanta, quando ormai il turismo internazionale cercava nuovi stimoli, ed il clud mediterranee riuscì ad ottenere lo sfruttamento della zona, sorse una vera e propria battaglia per la confisca della spiaggia in possesso di Eli. Alla fine un compromesso divise la spiaggia fra il villaggio turistico e la proprietà di Avivi, il quale uscì dalla diatriba con la sensazione di essere stato privato di qualcosa che aveva costruito e sviluppato con le sue mani nel corso di decenni.

Da questo contrasto è nato il micro stato di Achziv, un’entità esistente solo nella mente del suo presidente che si ostina ad emettere francobolli e stampare visti di accesso ai suoi visitatori, senza naturalmente dimenticare la bandiera e l’inno. In definitiva la spiaggia di Eli si è trasformata nell’alternativa fricchettona a quella più pomposa del concorrente francese che ha chiuso i battenti qualche anno fa. In ogni caso un’ottima trovata pubblicitaria che ancora oggi attrae numerosi visitatori.

Il fondatore di Achzivland ha oggi 85 anni ed è sposato da oltre 45 anni con Rina, conosciuta proprio nel suo piccolo regno. Il suo mini stato è composto in definitiva da qualche chalet in affitto, una costruzione in legno dove ospitare gruppi e incontri, ed una piccola ed eclettica raccolta di reperti vari raccolti sulla spiaggia o rinvenuti in mezzo alle rovine dei vari insediamenti che hanno costellato la zona. L’edificio che ospita la raccolta viene pomposamente definito “Museo” ma sinceramente siamo molto lontani da qualcosa di anche vagamente simile a ciò che potrebbe suggerirci il nome.

Quella che rimane invariata è la spiaggia, ancora selvaggia e quasi incontaminata. La stessa spiaggia che ha inspirato una canzone col nome “Notte sulla spiaggia di Achziv“.

“Il vento il buio e l’acqua/mi rammenta i tuoi passi di ieri sera/la spuma che ha cancellato le tue orme/ sa che sei stata  qui da sola”

“Cammino come un cieco/il vento nella notte accarezza il mare/ ancora una volta non illuminerà la spiaggia/ il bianco colore del giglio ed il nero dei tuoi capelli”

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