Niente di meglio di un bel giro sulle alture del Golan dopo qualche giorno di pioggia di inizio autunno. L’odore della terra è differente visto che il terreno è composto da lava basaltica e le grandi estensioni del terreno cominciano a prendere il loro colore verde che durerà fino alla prossima estate. Ma questa regione così bucolica dove le mandrie si susseguono a filari di mele, ciliegie e vigne nasconde non pochi segreti, alcuni dei quali ancora irrisolti. E’ il caso di “Rujm el hiri”, le pietre del gatto selvatico.Le misure di questo misterioso edificio costruito 5.000 anni fa sono di tutto rispetto: 42.000 pietre, un diametro di 500 metri ed un raggio di 150. Si calcola che per un lavoro del genere sia stato necessario l’impiego di un centinaio di persone per almeno sei anni! Per la Bibbia questa e la terra dei Refaim, un popolo di giganti di cui Golia rimane il più famoso rappresentante. Il cerchio dei giganti, il suo nome in ebraico, è stato oggetto di poca attenzione fino al 1967, quando il Golan passò sotto il dominio israeliano al termine della guerra dei sei giorni. Il sito infatti è chiaramente visibile solo dall’alto, e nonostante fose sicuramente conosciuto dagli abitanti della zona, nessuno se ne era particolarmente interessato. Nelle cartine militari siriane di allora veniva menzionato soltanto il nome senza nessuna nota particolare.
Ma anche gli israeliani ci mettono diversi anni prima di effettuare dei seri scavi archeologici intrapresi nel corso degli anni ottanta. Fino ad oggi ancora non è chiaro a quale specifico scopo i nostri antenati costruirono il “gatto selvatico”, è chiaro a tutti che un simile edificio doveva servire un rito particolare, anche se in un secondo tempo, al centro della costruzione venne eretto un dolmen, una tomba funebre.
Le tesi più diffuse parlano del rito del sole visto che attraverso alcune aperture si potevano calcolare il solstizio d’inverno e quello estivo, seppure con un lieve margine di approssimazione. Altri sostengono la possibilità che il cerchio dei giganti non sia altro che un’enorme osservatorio astronomico atto a calcolare i percorsi stellari legati a riti religiosi. Chiaramente non manca la classica teoria legata ad alieni extraterrestri impegnati in chissà quale misteriosa missione della quale il nostro cerchio era l’anello di un’interminabile catena.
Teorie più interessanti parlano della somiglianza alla mandala indiana o ad un enorme campo di energia che scaturisce all’interno del perimetro. Quello che è sicuro è che la costruzione all’interno del cerchio è effettivamente una tomba nella quale sono stati ritrovati alcuni gioielli ed altri utensili atti ad accompagnare il defunto nell’aldilà. Unico neo della scoperta è il fatto che la tomba sia stata costruita almeno mille anni dopo la costruzione originale. Si parla quindi di popolazioni e culture assolutamente differenti.
Rujm el Hiri non è che uno dei tanti residui della presenza umana durante l’eta del bronzo, residui di una popolazione semi nomade che abitava il Golan soltanto per alcuni mesi all’anno ma che seppelliva nella zona i propri morti vista la numerosa quantità di dolmenim presente nella zona. Ma il Golan presente altre sorprese e vale senz’altro una visita al di fuori dei soliti schemi. Um el kanatir, la roccia paleomagnetica, la piscina degli esagonali e la città di Gamla sono solo alcuni esempi. Vale la pena di esplorarli, anche se solo virtualmente attraverso lo schermo del computer, ma solo se non siete in zona…
In ogni caso aspetto commenti o consigli su altri posti da visitare, a patto che non siano quelli classici. Tanto per cominciare ci sarebbe una chiesa nella quale sicuramente è passato anche Charles Aznavour, a voi scoprire dove si trova…
Ciao Luciano, la conosci la chiesa abbandonata nella zona industriale di Shlomi?
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Se ti riferisci ad El Basa, ne ho sentito parlare ma non ci sono mai stato
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Si’ proprio questa – Al Bassa:

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