Gerusalemme, Gerusalemme


diskin

Gli efferati omicidi di questa settimana nel quartiere religioso di Har Nof a Gerusalemme non sono che l’ennesimo anello di una catena di assassinii, attentati e  disordini che hanno trasformato la parte est della capitale in un campo di battaglia definito per il momento “l’intifada silenziosa” ma prossima a stravolgere in maniera determinante l’equilibrio di convivenza pacifica creatasi nel corso di tutta la recente storia dello stato d’Israele.Al di là di una condanna ferma e intransigente, senza se e senza ma, va rivolto uno sforzo particolare per capire se la situazione attuale è parte di un destino inarrestabile o è piuttosto la tappa di un processo messosi in moto quest’estate con i crudeli omicidi di Ghilad, Naftali e Ifrah prima e del non meno disumano assassinio di Muhamed Abu Hdir dopo. Omicidi che hanno fatto da promo all’operazione estiva di Protective Edge.

Un’analisi approfondita e professionale la si può leggere nell’inserto settimanale pubblicato ieri dal quotidiano “Yedioth haAhronot” a firma di Yuval Diskin, capo dei servizi di sicurezza israeliani, lo Shin Bet, fra gli anni 2005-2001.  Diskin è stato in forza ai servizi di sicurezza dal 1978 fino al congedo, così che non si può certo considerare uno sprovveduto a digiuno delle tematiche della sicurezza. Diskin è stato uno dei direttori dello Shin Bet intervistati nel film documentario “I guardiani della soglia”  apparso nel 2012.

Diskin sostiene che la politica del governo, basata esclusivamente sulla forza, è da tempo risultata fallimentare. La cosa fondamentale e capire cosa sta realmente succedendo sul campo, senza indirizzare accuse prive di fondamento utili solo a scopi politici. Senza questa capacità di comprendere la realtà le possibilità di riuscita diventano nulle.

Quello che sta succedendo a Gerusalemme ci permette di capire quale futuro ci prospetta la politica della destra israeliana: uno stato binazionale senza confini delimitati nel quale tutti i problemi radicali del conflitto continueranno a esistere. La popolazione palestinese residente dentro la parte est di Gerusalemme si trova di fronte ad un’insopportabile e  frustrante realtà. Una difficile realtà economica, quartieri sovraffollati, l’incuria della municipalità e la mancanza di un reale stato di diritto hanno trasformato Gerusalemme in un barile pieno di esplosivo pronto a scoppiare ad ogni minima scintilla.

Questa continua serie di attentati è frutto dell’azione di  singoli individui e non di organizzazioni terroristiche come i leader della destra cercano di farci intendere, leader che nella maggior parte dei casi non sono a conoscenza di tutti i fatti. Abu Mazen non è certo uno stinco di santo, ed ha fatto un grave errore indirizzando una lettera di cordoglio alla famiglia all’esecutore del mancato omicidio di Yehuda Glick, ma i servizi di sicurezza sanno perfettamente quanto Abu Mazen e l’autonomia palestinese non solo non incoraggiano il terrore ma anzi lo combattono con determinazione.

La realtà di Gerusalemme dimostra una volta di più che in una situazione dove non c’è niente da perdere la disperazione porta molto più facilmente al terrorismo. Ed in una situazione del genere la forza deterrente diventa minima, poichè la deterrenza funziona solo dove i pro sono superiori ai contro. La sua personale esperienza sviluppatasi durante la seconda intifada lo porta ad affermare che unitamente ad una lotta senza tregua e senza confini, la svolta è avvenuta quando Israele è riuscita a creare un’atmosfera di speranza in seguito all’ “accordo dei 500” che permise il condono di 500 ricercati palestinesi in cambio dell’abbandono alla lotta armata.

La situazione attuale richiede una risposta tattica ed una strategica. La risposta tattica comprende una lotta senza confini ai fomentatori dei disordini, una rete informativa capillare ed efficiente ed il maggior sforzo possibile di evitare morti e feriti, cosa che più di ogni altra non fa che aumentare la tensione già di per stesso così problematica.

Il livello strategico richiede un  dialogo con la rappresentanza locale e nazionale dell’ autonomia palestinese. Una trattativa del genere deve comprendere un “pacchetto globale” il più vasto possibile volto ad avvicinare il livello dei servizi municipali a quelli della parte ebraica, e migliorare la condizione socio economica di Gerusalemme est. E’ fondamentale isolare il più possibile la componente religiosa del conflitto in corso, una componente imprevedibile e per questo così pericolosa.

Per Diskin, e forse questa è la parte più importante, Abu Mazen è ancora la migliore alternativa a disposizione, un’affermazione dettata da una profonda conoscenza sviluppatasi nel corso del suo servizio. A differenza di Arafat, l’attuale leader palestinese ha capito che il terrorismo non può che ledere alla causa del suo popolo e le sue disposizioni a riguardo sono molto chiare. Il livello di collaborazione fra i servizi di sicurezza israeliani e quelli palestinesi sono i migliori mai esistiti dal 2007 ad oggi.

La conclusione di Diskin, dettata dalla sua decennale esperienza, è la seguente: l’attuale  leadership israeliana è incapace di prendere delle decisioni storiche e improrogabili, esistono delle alternative alla strada scelta dalle destre verso uno stato binazionale, una strada dove la realtà di Gerusalemme è solo l’inizio.

4 pensieri su “Gerusalemme, Gerusalemme

  1. Una domanda ed un commento.
    Domanda: il quartiere religioso Har Nof i dove si trova rispetto ai confini fissati dalla delibera ONU del 1947?
    Commento: mi sembra che l’idea dello stato binazionale sia definitivamente tramontata con l’approvazione appena avvenuta della Legge “Israele Stato della Nazione ebraica” che mette fine a decenni di ipocrisie verbali. Oggi l’obiettivo dichiarato è quello di mandar via i palestinesi israeliani e domani quello di spostare altrove i palestinesi che vivono in Cisgiordania. A controllare quelli di Gaza ci penserà l’esercito egiziano (dichiarazione odierna di Al-Sisi)

    "Mi piace"

    • Il piano di spartizione del 1947 prevedeva di trasformare Gerusalemme in una zona internazionale indipendente dai due stati. Se ti riferisci ai confini del 1948, per quanto ne so il quartiere si trova entro la linea verde e quindi entro i confini antecedenti la guerra dei sei giorni. La proposta di legge approvata oggi dal governo deve essere ancora votata in parlamento prima di trasformarsi in una legge definitiva. Ciò non toglie che il passo in se stesso è molto grave e non fa che bettare altra benzina sul fuoco già di per stesso ben alimentato dalla situazione attuale. Personalmente non mi stupirei se la votazione prevista per questo mercoledi aprirà una crisi di governo che porterà alle elezioni anticipate. Nethaniau è ormai prigioniero della sua retorica e della sua costante necessità di rafforzarsi a destra dove si sente maggiormente minacciato.

      "Mi piace"

      • Scusa, non sono un esperto e vorrei capire meglio. Entro la linea verde significa nella parte di Gerusalemme assegnata allo Stato d’Israele? Per il resto mi sembra che la politica dell’attuale Governo porti solo ad una strada senza ritorno che potrebbe diventare un vicolo cieco

        "Mi piace"

      • Hai capito bene, la linea verde è la linea del cessate il fuoco stabilita dopo la guerra d’indipendenza del 1948. Completamente d’accordo con te sulla politica del governo. Non è un caso che abbia riportato l’articolo di Diskin, una critica seria e motivata, e soprattutto basata su decenni di esperienza nel campo della sicurezza.

        "Mi piace"

Lascia un commento