A Gaza niente di nuovo


stele

 

Senza quasi accorgecene Israele sta combattendo il più lungo conflitto della sua storia del quale per il momento non se ne vede ancora la conclusione. E’ un misto fra la seconda guerra del Libano durata 34 giorni e la guerra di logoramento susseguita alla guerra dei sei giorni. Il problema è che per il momento non si vede all’orizzonte nessun cenno di miglioramento, le trattative al Cairo vanno avanti a singhiozzo e nessuna delle controparti ha intenzione di dare segni di cedimento. E’ proprio il caso di dirlo: a Gaza niente di nuovo (ne di buono).L’operazione in corso, ma forse è il momento di chiamarla guerra, ha confermato una volta di più il cambiamento radicale delle regole del gioco per quanto riguarda un conflitto del genere in cui la popolazione civile è parte integrante non solo dello scontro armato ma soprattutto della strategia. Gli esperti la chiamano guerra asimetrica.

Bisogna capire che la dottrina militare israeliana ha sempre avuto delle regole semplici ma efficaci nel caso di un conflitto armato coi paesi arabi confinanti. Prima di tutto concludere la guerra nel più breve tempo possibile per non danneggiare l’economia israeliana, per ottenere un tale obiettivo è necessario avere in pugno l’iniziativa e trasferire le operazioni  belliche nel territorio avversario il più velocemente possibile.

I conflitti degli ultimi anni contro Hezbollah e contro Hamas hanno stravolto la situazione e richiedono da parte israeliana un cambiamento radicale di ragionamento e di come concepire il nuovo modo di combattere. Il punto più positivo del conflitto in corso è che il concetto difensivo della popolazione civile ha dato dei frutti inaspettati, ben oltre le più rosee previsioni. Il connubbio fra il sistema antimissilistico Iron Dome e gli spazi protetti presenti ormai nella maggior parte delle abitazioni ha praticamente ridotto a zero il numero delle perdite civili, annullando di fatto l’arma sulla quale Hamas faceva più affidamento. Ma è chiaro che la popolazione civile non è in grado di reggere una simile situazione all’infinito, ragion per cui è necessaria una concezione originale e innovativa dal punto di vista militare.

Israele ha ricalcato di fatto lo stesso metodo usato nel 2006 contro Hezbollah: un massiccio e continuo bombardamento delle varie postazioni militari cercando il più possibile di limitare le inevitabili perdite civili. Contro Nasrallah il sistema ha funzionato, è un dato di fatto che da allora a parte qualche sporadico intervento, il cessate il fuoco regge ed il nord del paese vive una situazione di tranquillità. Nessuno comunque si fa troppe illusioni: hezbollah ha ricostruito il proprio arsenale militare rafforzandosi ancora di più, ma è molto più prudente proprio perchè è stato preso in contropiede dalla reazione israeliana di allora.

Nel conflitto in corso non è ancora completamente chiaro il rapporto fra la popolazione civile e Hamas, personalmente penso che la convinzione comune secondo la quale gli abitanti di Gaza siano in balia di un gruppo di estremisti spregiudicati e senza scrupoli sia lontana dalla realtà. Hamas è anche un movimento civile in grado di garantire i servizi necessari per un corretto funzionamento del tessuto urbano. Non è un caso che il governo israeliano non abbia fatto nessuno sforzo per distruggerne il potere, Nathanyau è ben conscio che il movimento fondamentalista al potere è in grado di mantenere l’ordine all’interno di Gaza, rivelandosi di fatto l’interlocutore con cui fare i conti.

Mentre sto scrivendo queste righe si parla di una possibile tregua di altre 72 ore, le posizioni sono ancora estremamente divergenti, anche se esiste una volontà dichiarata da parte israeliana di agevolare il più possibile la ripresa e lo sviluppo economico in cambio di serie garanzie internazionali riguardo all’uso dei fondi necessari. Una delle soluzioni possibili è quella di trasformare Abu Mazen nel garante palestinese, nella speranza che l’attuale leader palestinese sia in grado di moderare le posizioni di Hamas facendo leva su un sostanziale miglioramento del livello di vita.

Come ho già scritto diverse volte la logica araba in generale e palestinese in particolare è profondamente differente da quella che noi siamo in grado di concepire. La logica esiste ed ha delle regole comportamentali ben definite, il problema è che quasi tutti i commentatori politici che ho sentito in queste settimane non sono stati in grado di decifrare il codice Hamas, a quanto pare la stele di Rosetta è ben sepolta da qualche parte fra le dune della striscia di Gaza.

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