La storia di questa volta si riferisce ad una delle tante azioni eseguite dai servizi segreti israeliani, poco spettacolare forse ma certamente enormemente impegnativa e coinvolgente non solo dal punto di vista professionale ma soprattutto da quello umano, psicologico ed etico. I particolari di questo capitolo dello spionaggio israeliano, tenuto segreto sino ad oggi, sono stati rivelati in un lungo articolo pubblicato sul quotidiano israeliano “Yedioth Hahahronot” in data 30.08.2013 a firma di Ronen Bergman. Nonostante l’articolo sia lungo e dettagliato ancora parte dei nominativi dei protagonisti non vengono rivelati.
Semplificando al massimo la storia, l'”operazione Ulisse” non e’ altro che una l’inserimento sotto false identita’ di una serie di “talpe” israeliane all’interno di villaggi arabi israeliani o adirittura nei campi profughi dei paesi arabi limitrofi. L’operazione fu ideata da Issar Harel, il futuro capo mitologico del Mossad, responsabile fra l’altro del rapimento di Eichmann in Argentina. Le intenzioni di Harel erano quelle di monitorare lo stato d’animo della minoranza araba israeliana e raccogliere informazioni di prima mano dai campi profughi palestinesi.
I piani del Mossad prevedono un’operazione di medio raggio, si parla di vivere per almeno una decina d’anni sotto falsa identita’ con tutte le ripercussioni ed i rischi che una situazione del genere comprende. Questa e’ la ragione per cui i futuri candidati dovranno essere tutti scapoli con un’eta’ compresa fra i 18-22 anni, ritornando alla base intorno ai trent’anni da ancora la possibilita’ di crearsi una famiglia e reinserirsi nella societa’ israeliana.
Al termine di una lunga selezione vengono prescelti quattordici candidati che devono frequentare un lungo ed estenuante corso della durata di un anno e mezzo.
La giovane eta’ gioca a favore di un altro fattore: con un breve passato alle spalle e’ molto piu’ semplice costruire una copertura ideale: la cerchia delle amicizie, del lavoro e degli studi e’ necessariamente piu’ ristretta e quindi c’e’ bisogno di mentire il meno possibile con una minore possibilita’ di essere scoperti. Nonostante l’inserimento degli agenti nel loro nuovo ambiente avvenga con successo i risultati sono deludenti: i fermenti politici cosi fortemente temuti sono in definitiva cosa di poco conto e la rete viene gradualmente smantellata verso la fine degli anni cinquanta, rimangono sul campo pochissime “talpe”, ma le complicazioni stanno solo per cominciare: da due dei migliori agenti dell’operazione Ulisse arriva un messaggio tanto drammatico quanto inaspettato: abbiamo trovato la nostra anima gemella e vogliamo sposarci.
La storia e’ ancora molto lunga ed e’ un peccato sprecarla in un unico post, come nel piu’ scontato libro di spionaggio per mantenere la suspence sono obbligato a continuare il racconto nella prossima puntata, dove fra l’altro il Mossad farà la sua conoscenza per la prima volta con due illustri sconosciuti destinati a diventare tristemente famosi in poco tempo: Abu Jihad e Yasser Arafat…