Per commemorare i quarant’anni della guerra del Kippur, scoppiata il 6 ottobre 1973, ho preferito questa volta tralasciare la parte storica della vicenda per soffermarmi su un aspetto totalmente diverso e generalmente poco conosciuto delle guerre israeliane: le canzoni. Quasi sempre le canzoni israeliane collegate alla guerra parlano del dolore per la perdita di amici, mariti, genitori, fratelli. Personalmente non conosco canzoni che inneggino all’odio verso il nemico, al desiderio di distruggerlo o di umiliarlo. La guerra è vista come una realtà ineluttabile con la quale bisogna confrontarsi, Quella che propongo oggi è una canzone diversa anche per gli standard israeliani: i protagonisti sono i figli della guerra del kippur, o meglio i bambini concepiti nell’inverno del 1973, subito dopo la fine delle ostilità. Ormai cresciuti e diventati adulti si accorgono che le promesse fatte dai loro genitori non si sono avverate, le guerre continuano e quella del kippur non è stata l’ultima come si sperava. Ma anche i figli dell’inverno 1973 sanno che la realtà è molto complessa e anche se la promessa non è stata mantenuta la delusione fa posto alla comprensione. Allego sia il link della canzone che la traduzione in italiano.
Inverno 1973
Ci avete pensato per la prima volta all’alba, finite le battaglie Eravate uomini stanchi, grati della vostra buona stella Eravate giovani donne preoccupate, piene di voglia di amare E quando ci avete concepito con amore nell’inverno del ’73 Volevate riempire col vostro corpo ciò che la guerra aveva tolto Quando nascemmo il paese era ferito e triste Ci guardaste, ci abbracciaste, cercando una consolazione Quando nascemmo gli anziani ci benedirono con gli occhi lacrimanti Dicendo voglia il cielo che questi bambini non si arruolino Ed i vostri visi sulle vecchie foto provano che parlaste con tutto il cuore Cercando di fare il possibile per trasformare il nemico in amico Ritornello Ci avete promesso la colomba Il ramoscello d’ulivo Ci avete promesso la pace dentro casa Ci avete promesso la primavera fiorita Ci avete promesso di mantenere le promesse Ci avete promesso la colomba Noi, i bambini dell’inverno ’73 Siamo cresciuti, siamo soldati con le armi e con l’elmetto in testa Anche noi sappiamo far l’amore, ridiamo e sappiamo piangere Anche noi siamo uomini, donne, e sognamo di avere bambini E quindi non insistiamo, non esigiamo ne minacciamo Quando eravamo piccoli ci diceste: le promesse vanno mantenute Se avete bisogno di forza ve la daremo, senza risparmiarci Adesso vogliamo soltanto sussurrarvi Noi siamo i bambini dell’inverno ’73 Ritornello
Poi è stata ripresa, quasi con le stesse parole, vent’anni dopo per i figli di Oslo.
Forse sei la persona giusta per aiutarmi: c’è una canzone che sto cercando da anni, l’ho sentita un’unica volta, o forse neanche sentita, solo letta. E’ una donna che parla, comincia con “io tu e la guerra”, e prosegue con la guerra onnipresente, che è sempre fra di loro come terzo incomodo in tutto lo svolgersi della loro vita comune, e si conclude con “io, la tua fotografia, e la prossima guerra”. La ricordo come una cosa struggentissima, molto molto bella.
Shabbat shalom.
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Ho provato a fare delle ricerche ma non ho trovato nulla, ti ricordo in quale anni l’hai sentita/letta? Potrebbe aiutarmi a restringere le ricerche.
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Contrordine, l’ho trovata, almeno spero: si chiama “at ani ve hamilhama aba” fa parte di un omonimo spettacolo scritto da Hanoch Levin
http://shironet.mako.co.il/artist?type=lyrics&lang=1&prfid=416&wrkid=7266
fammi sapere se e’ quello che volevi
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E se faceste anche una traduzione? Per non dover ricorrere al traduttore di Google.
Un saluto.
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Eccovi la traduzione
Quando passeggiamo siamo in tre
Io, te e la prossima guerra
Quando dormiamo siamo in tre
Io, te e la prossima guerra
Ritornello
Tu, io e la prossima guerra
La guerra, che sia benvenuta
Tu, io e la prossima guerra
Che ci portera’ il giusto riposo
Quando sorridiamo in um momento d’amore
Sorride insieme a noi la prossima guerra
Quando aspettiamo in sala parto
Aspetta con noi la prossima guerra
Ritornello
Quando bussano alla porta siamo in tre
Io, te e la prossima guerra
E quando tutto cio’ finisce rimaniamo ancora in tre
La prossima guerra, tu e una fotografia
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Sì, credo proprio che sia questa, evidentemente non ricordavo benissimo dato che, come dicevo, l’ho incontrata una sola volta tanti anni fa. Grazie!
(Giovanni: non hai bing? Le sue traduzioni sono migliori di quelle di Google)
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