In Israele e’ praticamente impossibile mantenere segreta qualsiasi notizia. Il paese e’ piccolo, i giornalisti svolgono egregiamente il loro mestiere ed hanno innumerevoli fonti dalle quali attingere e quasi tutti hanno un parente, vicino o conoscente che lavora o ha lavorato nei servizi segreti, nell’ intelligence dell’esercito od altro ancora. In un film cult israeliano un giovane ufficiale israeliano, per farsi bello agli occhi di un avvenente volontaria svizzera che si interessava del suo ruolo militare le risponde in maniera canzonatoria: ” I can tell you, but then i have to kill you”. Per poter sfatare almeno in minima parte questa fama di chiaccheroni oggi ci occuperemo di un’operazione molto complessa che contribui non poco al successo militare dell’hagana’ durante la guerra d’indipendenza del ’48. Un’operazione collegata ad un kibbuz speciale nel cui interno venne costruita una lavanderia davvero esplosiva… Correva l’anno 1945 e Ben Gurion, fiutando i venti di guerra che si stavano avvicinando, diede ordine di installare delle fabbriche in grado di sostenere l’imminente sforzo bellico, una di queste era destinata alla produzione di munizioni, allora difficilmente reperibili. Erano i tempi della Palestina mandatoria, ed il paese era sotto il controllo britannico onde per cui operazioni di questo genere erano considerate segretissime. Fra le varie alternative esistenti venne scelta quella di impiantare i macchinari necessari all’interno di una “hachshara’”, un kibbuz preparatorio, nella zona di Rehovot. I macchinari furono montati all’interno di un bunker sotterraneo profondo 8 metri, lungo 33 e largo 8 per un totale di 260 mq. Per nascondere lo “slik”, il deposito segreto, venne impiantata al di sopra della fabbrica una lavanderia da dove, sotto di una delle lavatrici, si accedeva agli impianti. Dal lato opposto venne costriuita una panetteria dotata di un’apertura piu’ grande proprio sotto il forno, da li vennero trasferiti e montati i macchinari necessari alla produzione. Il rumore ed il movimento di persone che inevitabilmente si creava all’ interno di entrambi i locali contribui in maniera determinante al successo della produzione segreta. Infatti oltre a nascondersi agli occhi degli inglesi gli operai e i vari collaboratori della fabbrica dovevano mantenere il totale segreto anche verso i membri del kibbuz che erano completamente all’oscuro di cio’ che stava letteralmente accadendo proprio sotto il loro naso. Un ulteriore tocco d’artista a tutto il lavoro di mimetismo e depistaggio consisteva nell’esporsi per un’ora al giorno ai raggi di una lampada abbronzante per non risultare meno coloriti degli altri membri del kibbuz intenti al lavoro nei campi. Anche la scelta del luogo non fu casuale: tutta la zona circostante era disseminata di basi britanniche, e proprio per questo motivo i responsabili dell’hagana’ giunsero alla conclusione che gli inglesi giudicassero poco probabile che qualcuno potesse occuparsi di attivita’ illegali proprio dove la loro presenza era cosi numerosa. La fabbrica continuo’ a lavorare in piena clandestinita’ ininterrottamente sino al ’48 producendo 2 milioni e mezzo di proiettili, in seguito fu usata come centro sperimentale fino al ’63. Nel 1987 fu trasformata in un museo, ancora attualmente in funzione. Questa mania di creare depositi di armi e munizioni occultati qua e la per il paese e’ tipica del periodo antecedente alla creazione di Israele, quello che e’ stupefacente e’ che alcuni di questi depositi sono ancora esistenti, protetti da arzilli vecchietti che custodiscono gelosamente la loro ubicazione in attesa di chissa’ quale evento. Forse ne riparleremo un’altra volta, nel frattempo mi raccomando: acqua in bocca…