Il giro del mondo


Il Machu Pichu, una delle mete preferite

Il Machu Pichu, una delle mete preferite

 

Ad un israeliano che si trovava in India un locale gli chiese quanti israeliani ci fossero nel mondo, sentendo la risposta: “un po piu’ di sette milioni” l’indiano ribatte’: “non ti ho chiesto quanti ce ne sono in India, voglio sapere quanti siete nel mondo intero

Questo piccolo anneddoto ci puo dare seppure parzialmente, la proporzione di quel fenomeno di costume che accomuna la stragrande maggioranza dei giovani israeliani appena congedati dal servizio militare: un lungo viaggio ai confini del pianeta col fine dichiarato di “ripulirsi la testa” dopo le tensioni della naja israeliana. La moda del giro del mondo e’ cominciata pressapoco durante gli anni ottanta, sino ad allora la meta prediletta dai giovani israeliani erano gli USA, e lo scopo dichiarato era quello di fare fortuna in poco tempo, era il periodo in cui una grossa parte dei tassisti, dei venditori di impianti stereo, dei traslocatori e dei baracchini di falafel erano sabras, tutti quanti alla ricerca della mitica “green card” il visto con il quale si poteva lavorare legalmente anche senza avere la cittadinanza americana. Il punto di svolta avvenne come accennato negli anni 80, il simbolo di questo cambiamento e’ la pubblicazione del libro “Di ritorno dal Tuichi”‘ la vera storia di un israeliano persosi nella giungla boliviana e riuscito a sopravvivere per un periodo di diverse settimane. Di colpo si risvegliò l’assopita sete di avventura e di esperienze estreme, il sud America e l’Asia diventarono l’alternativa alla prova di coraggio dei loro genitori, il cui traguardo da raggiungere era la visita a Petra, la mitica “roccia rossa”, sconfinando attraverso l’ostile Giordania per poi ritornare indietro. Non è difficile intuire perche’ Asia e Sud America siano le mete preferite dei “mochileiros”, il soprannome dei trakkisti in spagnolo, il costo della vita è notevolmento piu’ basso, e con poche migliaia di dollari si puo’ viaggiare per diversi mesi attraversando un intero continente. Anche in questo campo gli israeliani si rivelano estremamente meticolosi e organizzati, è molto raro che qualcuno inizi un viaggio del genere da solo, in genere si esce in gruppi di due-tre persone con alcuni punti chiave da visitare. Grazie a numerosi forum presenti su internet è possible pianificare con comodo dove conviene dormire, mangiare, viaggiare, comprare e comunicare via skype con amici e familiari. La maggior parte dei ragazzi in viaggio preferisce unirsi anche per brevi tratti ad altri israeliani, per scoprire in breve tempo di avere amici in comune, o di aver servito nello stesso reggimento o altro ancora. Israele e’ un paese relativamente piccolo ed alla fine si trova sempre qualcosa in comune. Esiste comunque una piccola minoranza che fa di tutto per evitare i propri connazionali caciaroni ed invadenti, ma e’ una battaglia persa in partenza, piò il posto è impervio, sconosciuto e inacessibile, maggiore è la possibilita’ di sentire qualcuno parlare in ebraico. La quantità sproporzionata di israeliani giramondo e la loro innata organizzazione ha fatto nascere piccole enclave un po dappertutto: ostelli, ristoranti, bancarelle e negozi più o meno grandi pubblicizzano in caratteri ebraici i loro servizi. Uno degli avvenimenti più sentiti e frequentati è il seder di Pesach da trascorrere possibilmente in uno dei centri Habbad sparsi nei punti strategici frequentati dai nostri giramondo.

Uno dei centri Habad sparsi nell'oriente

Uno dei centri Habad sparsi nell’oriente

Negli ultimi anni si è sviluppato un interessante fenomeno socio-antropologico: madri che si uniscono per un breve periodo ai loro figli, sia per superare la nostalgia del distacco, sia per gustare il senso di spiritualità che colpisce il visitatore occidentale alle prese per la prima volta con l’oriente. E’ assolutamente impensabile ritornare indietro senza aver prima svuotato i vari mercati locali contribuendo cosi alla crescita del PIL nazionale, abiti, spezie, mobili, soprammobili sono solo alcuni degli articoli da acquistare per poter ritornare in patria da vincitore. E’ sconsigliatissimo rivelare al ficcanaso di turno quanto abbiate pagato questo o quell’oggetto, poiche’ ci sara sempre qualcuno che vi fara’ gentilmente notare che nel negozio accanto costava la metà facendovi cosi passare per “fraier” (fessacchiotto in yidish). Ho avuto più di una volta la tentazione di raccontare al mio interlocutore di non aver pagato l’articolo in questione ma di averlo ricevuto gratis, ma ho subito desistito sicuro che l’altro mi avrebbe risposto: fraier, io ne ho avuti due

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